Mi ci hanno tirato per i capelli, a scrivere qualcosa sulla pubblicità del Buondì Motta; ma davvero non posso tacere. So che si fa il gioco dei pubblicitari, a reagire ad una provocazione pubblicitaria (niente di nuovo sotto il sole, Oliviero Toscani docet: ma almeno lui aveva un po’ più di gusto della bellezza!). Però almeno la libertà di parola me la tengo.
E devo dire che non ho nessun problema a comportarmi da “consumatore intelligente”, scegliendo con il mio portafoglio. Semplicemente, io il Buondì non lo compro. Non è che non lo compro più: non lo compro proprio, da moltissimi anni, perché non mi piace. L’ho assaggiato, anche, ma è troppo “panoso”, asciutto, troppo avaro cogli zuccherini (quella striscia dolce è proprio piccola…). Poi, evidentemente, se la sua pubblicità non mi piace, non posso che confermare la mia scelta:e dire pubblicamente: “Se anche mi fosse piaciuto… adesso non lo compro più”. È il primo e più semplice modo con cui far sentire al produttore che quella pubblicità non mi piace proprio. Non avrete i miei soldi!
Non voglio invitare a una campagna di boicottaggio: voglio semplicemente dire pubblicamente come mi comporto da consumatore intelligente e responsabile, Ho sempre cercato, responsabilmente, di non comprare prodotti che incorporavano lavoro minorile, sfruttamento del terzo mondo, o che promuovano valori diversi dai miei: e allora, altrettanto responsabilmente e liberamente, decido di non comprare più Buondì Motta. Io faccio così, voi fate come vi pare. E se la pubblicità venisse ritirata? Beh, in effetti potrei ripensarci, in fondo non sarebbe il primo cibo che mangio anche se non mi entusiasma! Ma se riconoscessero l’errore, perché no? Sarebbe ancora una volta una libera scelta da consumatore.
E perché dico questo pubblicamente, se so che comunque il gioco della pubblicità è “bene o male, basta che se ne parli?” Perché stamattina ho letto le dichiarazioni del direttore creativo dell’agenzia pubblicitaria che ha creato lo spot (ma di questi non faccio il nome, non voglio fare pubblicità, almeno a loro!), che alla domanda “Cosa è successo subito dopo la prima pubblicità”, ha risposto: “I primi a reagire on line sono stati gli haters, gli odiatori, contestando la scelta di aver fatto fuori una madre. Poi però si è attivato il pubblico più pensante, che ha approvato la pubblicità”. Vediamo se ho capito bene: chi dice che non gli piace è un “hater”, uno che odia; chi pensa, invece, non può che apprezzare. Bello spirito di tolleranza, di rispetto, di libertà di opinione…
Ritengo questa risposta un pessimo esempio di intolleranza e di faziosità; io non mi ritengo un hater, e mi ritengo anche abbastanza “pensante”. Ma proprio perché penso, penso che questa pubblicità sia brutta: non fa ridere, e soprattutto penso che sia troppo “artificiale”, troppo “costruita per far scoppiare a polemica”. Ma a chi sarebbe mai venuto in mente di dire “potesse colpirmi un asteroide…”? Davvero fa ridere? Io credo di no. Ma non prentedo di convncere nessuno: su questo c’è libertà….
Però una volta si diceva “sparare sulla Croce Rossa”; adesso si potrebbe dire: “Sparare sulla famiglia”. Se quindi alla pubblicità tutto è permesso, allora consentiteci almeno di indignarci. Senza essere accusati di essere “odiatori”. Non è proprio il caso; macché odio, a me basta non mangiare più il Buondì…