Il movimento che da gennaio scende in piazza a Parigi per
protestare contro le nozze gay volute e approvate dal governo socialista
di Françoise Hollande si chiama "Manif pour tous", "Manifestazione per
tutti". Mai nome fu più azzeccato.
Perché il fronte che si oppone alle nozze gay in Francia è un fronte ampio, variegato e trasversale.
Se fosse solo una questione confessionale, con i cattolici impegnati
in una lotta tradizionalista o di retroguardia, comunque minoritaria a
detta di molti maîtres à penser, in questi mesi non sarebbero scesi in
piazza milioni di persone, molte delle quali, va detto, con la Chiesa
cattolica non hanno nulla a che vedere. Si tratta invece di uomini e
donne con le più diverse visioni del mondo, di Dio e della spiritualità.
Molti addirittura sono pure atei.
Certo, il primo a protestare contro il disegno di legge sul "mariage
pour tous" che estende il matrimonio alle coppie omosessuali con la
possibilità di adottare figli, è stato nel novembre scorso
il cardinale di Parigi André Vingt-Trois. «A noi non interessa la Bibbia», disse il ministro della Giustizia
Christiane Taubira
firmataria della proposta. «La posta in gioco è una riforma di civiltà,
riguarda l'uomo in quanto tale. E questo basta», aveva a sua volta
risposto il cardinale. Da allora è stato un crescendo di adesioni al
movimento che domenica 26 maggio torna in piazza per la quinta volta in
pochi mesi per dire no a una legge che stravolge la natura dell'uomo,
dei sessi e il concetto stesso di generare.
I cattolici non sono affatto isolati. Anzi. Accanto a loro, contro una
legge giudicata ingiusta e contro l’arroganza del governo che si è
rifiutato di rimettere una questione così delicata ai cittadini tramite
referendum, sono scesi in campo
non credenti, ebrei, musulmani,
atei, capi di altre religioni, associazioni gay, ex ministri socialisti,
associazioni femministe, semplici cittadini, giuristi, antropologi e
filosofi. Tutti clericali? Tutti soggiogati dalle gerarchie
cattoliche? Semplicemente considerano un errore il matrimonio tra
omosessuali e lo stravolgimento del diritto di famiglia con l'abolizione
dei termini "padre" e "madre", sostituiti da "genitore 1" e "genitore
2".
«Sbagliato farci sposare e adottare figli» - Anzitutto, non è
affatto vero che tutti gli omosessuali francesi sono d’accordo con la
legge approvata dall’Assemblea francese. I dissidenti per farsi sentire
si sono persino riuniti in due associazioni,
"Homovox" e
"Plus gay sans mariage", fondato dall’ateo Xavier Bongibault.
Chi sostiene che manifestare il proprio dissenso nei confronti delle
nozze gay equivale ad essere omofobi è servito. La portavoce di Homovox
Nathalie de Williencourt
ha spiegato il motivo per cui sono scesi in piazza: «È importante
capire che in Francia nella legge non ci sono distinzioni tra il
matrimonio e l’adozione: tutte le coppie sposate hanno il diritto di
adottare. Quando si propone il matrimonio per gli omosessuali, esso
comprende automaticamente l’adozione. Non c’è divisione come in altri
paesi europei. Noi crediamo che i bambini abbiano il diritto ad avere un
padre e una madre, possibilmente biologici, che possibilmente si amino.
Un figlio nasce dal frutto dell’amore di suo padre e di sua madre e ha
il diritto di conoscerli».
E ancora: «
Non vogliamo essere trattati come gli eterosessuali»,
ha detto Williencourt, «perché siamo diversi: non vogliamo uguaglianza,
ma giustizia. In Francia ci censurano, si ascoltano sempre le lobby
Lgbt, parlano sempre loro nei media, ma la maggior parte degli
omosessuali sono amareggiati dal fatto che questa lobby parli a loro
nome, perché non abbiamo votato per loro e non ci rappresenta».
Alcuni esponenti di "Homovox" sono intervenuti anche alla Manif pour
tous del 5 maggio scorso. «Sono omosessuale», ha detto Jean-Pierre, «e
ho una vita di coppia in regime di Pacs (l'unione civile che in Francia
esiste dal 1999,
ndr).
Sono qui perché ogni bambino ha
diritto ad avere un padre e una madre. Perché non voglio che le donne
siano ridotte a macchine per produrre figli per coppie di uomini. Perché
non voglio che i figli dell’eterologa passino la vita alla disperata
ricerca delle loro radici. Non ogni amore è fatto per il matrimonio. È
l’amore incarnato nella differenza dei sessi che fa il matrimonio. Grazie, a nome degli omosessuali, per essere qui a difendere il reale!».
Dai leader religiosi ai giuristi - Contro la legge ha protestato il Gran Rabbino di Parigi Gilles Bernheim,
autore di un bel documento citato anche da Benedetto XVI nel suo
discorso di Natale alla Curia romana, il presidente del Consiglio
francese del culto musulmano Mohammed Moussaoui, Frigide Barjot, portavoce del "Collectif pour l'humanité durable", la socialista Laurence Tcheng, dell'associazione "La gauche pour la mariage républicaine".
In un’intervista ad Avvenire, il filosofo Rémi Brague,
docente a Parigi e a Monaco di Baviera ha detto: «La maggioranza dei
difensori della legge sono animati da buoni sentimenti, come il
desiderio di uguaglianza o la compassione verso persone a lungo
disprezzate. Ma la legge ha una sua logica interna. Autorizzare
l’adozione per le coppie omosessuali, dunque necessariamente non
feconde, conduce inevitabilmente alla procreazione artificiale (detta
"assistita dalla medicina") e all’affitto dell’utero (chiamato
"gravidanza surrogata"). Il bambino diventa in tal modo un oggetto che
si fabbrica e compra, un bene di comodo al quale si "ha diritto"».
Critico anche il Consiglio di Stato francese che ha dato il suo
parere tecnico sulla legge: «La filiazione», hanno scritto i giuristi,
«è un elemento di identificazione per ciascun individuo sul piano
biologico, sociale e giuridico. Lo stato civile ricostruito in questo
modo evidenzierà, nel caso di coppie omosessuali, la finzione giuridica
sulla quale riposa questa filiazione». Tradotto: se un bambino viene
adottato da una coppia omosessuale, non si potrà certo dire che quel
figlio discende da loro.
Contro la legge è scesa in campo anche la filosofa femminista Sylviane Agacinski,
moglie dell'ex premier socialista e protestante Lionel Jospin.
Consentire le adozioni alle coppie gay o l’accesso alla fecondazione
assistita per avere un figlio, ha detto la studiosa, implica «una
finzione di concepimento desessualizzato che non è verosimile» ma
«rischiano di imporre il diritto di occultare l’altro sesso nel
concepimento di questi bambini e di impedire loro di avere accesso alla
propria reale origine». Bambini che «non sono rappresentati
politicamente ma dei quali si devono difendere i diritti».
Alle manifestazioni di questi mesi i cattolici erano semplicemente
mescolati al corteo. Non hanno innalzato simboli religiosi ma hanno
sfilato con palloncini colorati e cartelloni insieme a migliaia di altri
cittadini scesi in piazza con la Costituzione repubblicana e il Codice
civile.
«Il fatto che tanti non credenti condividono la stessa posizione
antropologica del mondo cattolico dimostra che, come ci insegna il Beato
John Henry Newman, la Chiesa difendendo la cultura cattolica
salvaguarda la cultura "tout court"», ha detto il cardinale francese Paul Poupard commentando le manifestazioni. È esattamente quello che sta succedendo in Francia in questo momento.