Un gruppo di suore riceve l'Eucarestia da alcuni sacerdoti appena ordinati nell'abbazia di Citeaux Chau Son, nella provincia vietnamita di Ninh Binh, a 120 chilometri da Hanoi, il 29 aprile 2012. Foto Reuters. In alto: sacerdoti africani aspettano papa Francesco a Nairobi, in Kenya, il 26 novembre 2015. Foto Reuters. In copertina: un bambino sudafricano battezzato nella chiesa cattolica Regina Mundi,a Soweto. Foto Ansa del 7 dicembre 2013.
Oggi sono quasi un miliardo e 300 milioni. Nel mondo aumenta il numero dei cattolici, cresciuti di circa 160 milioni di unità tra il 2005 e il 2014. Ma l'incremento non è uguale dappertutto: se Africa ed Asia fanno un passo avanti, l'Europa registra un calo vertiginoso. I dati dell’ultima edizione dell’Annuario curato dall’Ufficio centrale di statistica della Chiesa, pubblicati con quelli dell’Annuario Pontificio 2016, fotografano la realtà esistente e individuano l'evoluzione prossima ventura del variegato e complesso universo della fede.
Per l'Europa, l'aggettivo usato dai redattori della ricerca è "statico", frutto del “netto invecchiamento” causato dai “bassi tassi di natalità”. Il calo demografico ha dirette conseguenze sulla vita ecclesiale del Vecchio continente una volta punto di riferimento anche quantitativo. Viceversa, l'Africa, in primo luogo, e poi Asia, sono il presente e il futuro, grazie a un fermento che non conosce soste. L'Africa, osserva Radio vaticana, che dedica un lungo servizio al riguardo, si rivela una feconda culla di nuovi cattolici. I dati elaborati dagli statistici della Chiesa si basano su un arco di tempo di nove anni, dal 2005 al 2014. In questo periodo, i battezzati in Africa sono cresciuti del 40%, ovvero il doppio esatto dell’Asia (20%) e tre volte e mezzo dell’intero continente americano, che ha registrato l’11% di aumento. L’Europa, nonostante ne ospiti quasi il 23% su scala mondiale, ha visto il numero dei cattolici crescere solo del 2%. La metà totale dei cattolici del mondo continua a vivere nelle Americhe, mentre al 2014 la presenza della Chiesa in Asia si aggira attorno all’11% e quella in Oceania al 16%.
Dal 2005 al 2014 i vescovi sono cresciuti globalmente dell’8%, arrivando a oltre 5 mila 200 unità. Anche in questo caso, Asia (14,3%) e Africa (12,9%) hanno visto aumentare il numero dei pastori in misura doppia rispetto all’America e tripla rispetto a Europa e Oceania. Per quanto riguarda i sacerdoti – sia i diocesani che i religiosi – se ne contano oggi circa 416 mila. Ma ad analizzarne i trend, bisogna spezzare il periodo di riferimento in due tronconi. Dal 2005 al 2011 la loro crescita è stata progressiva, poi dal 2011 al 2014 l’aumento di fatto è stato “nullo”. Le defezioni, rileva l’Annuario, sono andate negli ultimi anni “restringendosi” mentre sono cresciuti i decessi. Importante anche il dato da cui si evince, rispetto ai diocesani, il “declino” numerico dei sacerdoti religiosi, specie in America, Europa e Oceania.
Anche nel caso dei seminaristi diocesani e religiosi, i dati sono lo specchio dei sacerdoti: aumento di consacrazioni fino al 2011 e poi “lenta e continua discesa”. In termini assoluti, i seminaristi maggiori sono oggi 117 mila e la loro diminuzione ha interessato tutti i continenti tranne l’Africa, dove invece sono aumentati del 4%. Interessante leggere il dato della “sostituibilità generazionale”, che rende evidente il dinamismo già accennato. Su 100 sacerdoti, l’Africa e l’Asia con 66 e 54 nuovi candidati mostrano una grande capacità di ricambio, mentre l’Europa registra solo 10 candidati su 100 sacerdoti, l’America 28 e l’Oceania 22.
I numeri dicono che le suore professe al 2014 erano 683 mila, i religiosi professi non sacerdoti oltre 54 mila e i diaconi permanenti 44 mila 500. È quest’ultima categoria, afferma l’Annuario, a costituire il “gruppo più forte in evoluzione” nel tempo: dai 33 mila nel 2005 ai 45 mila del 2014. E ancora più singolare è l’indicazione del continente con un notevole tasso di crescita dei diaconi permanenti, ovvero l’Europa, che assieme all’America ne conta il numero globale maggiore. “La vivace dinamica evidenziata da questi operatori – si sottolinea nell’Annuario – non è certamente riconducibile a motivazioni temporanee e contingenti, ma sembra esprimere nuove e differenti scelte nell’esplicazione dell’attività di diffusione della fede”.