Giuliano Cazzola, economista, è stato vice presidente della
Commissione Lavoro fino allo scorso marzo. Come dirigente sindacale e
come politico si è occupato a lungo di lavoro e welfare, ma
sull’effettiva efficienza della staffetta generazionale avanza qualche
perplessità.
L’idea della “staffetta” non è nuova, pensa che questa volta possa funzionare?
«Credo che la staffetta generazionale sia un'idea da libro “Cuore”
della previdenza. Non credo che una pratica così strutturata troverà
molte adesioni, salvo qualche caso di nicchia in cui siano molto forti
le motivazioni di contesto come, per esempio, nei settori del non
profit. In generale, invece, un lavoratore anziano che intende
continuare a lavorare cerca di andare in pensione appena può e magari
trovare un'altra occupazione da pensionato. Potrebbe essere interessato
al marchingegno della staffetta solo se il giovane assunto fosse il
figlio o un parente. Detto questo, staremo a vedere cosa accadrà. Questa
volta dovrebbe essere superata una delle condizioni fino ad ora
preclusive: non ci sarebbero infatti penalizzazioni sulla pensione per
effetto del part time, poiché la differenza dei contributi sarebbe a
carico dello Stato.
Bastano i fondi per integrare i contributi previdenziali che il lavoratore va a perdere?
«L'ipotesi allo studio riguarda tutto il territorio nazionale. Il
fatto è che per motivi di carattere finanziario occorrerebbe
prestabilire il numero dei casi di staffette. Si parla di 50mila casi
per una spesa di 500milioni o di 100mila per una spesa doppia. Se così
fosse, sarebbero necessari anche dei criteri selettivi, magari anche
delle ripartizioni a livello territoriale».
Vista la situazione economica delle famiglie, come si può convincere un lavoratore a rinunciare a parte dello stipendio?
«In effetti è un altro problema reale, molto difficile da risolvere».
Non c’è il rischio che ci sia un tacito accordo per cui le
aziende assicurano al lavoratore anziano di assumere il figlio o un
parente?
«Questo è ben più di un rischio. Quindi, a mio avviso, dovrebbe
essere proibito dalla legge. Mi auguro che il ministro Giovannini
provveda in tal senso».
Crede che la stima di 100mila nuove assunzioni sia realistica?
«Perché l'operazione abbia successo ci vorrebbe una governance
dirigistica. In sostanza dovrebbero essere le imprese a imporre la
trasformazione a part time dei rapporti di lavoro dei dipendenti più
anziani per poter usufruire di qualche beneficio fiscale e di inserire
del personale più giovane. Ma c’è già il contratto di apprendistato che
svolge questa funzione».