Un dialogo a porte chiuse, come è ormai tradizione per le assemblee della Cei. Papa Francesco vuole parlare in modo franco con l’episcopato italiano, «potete anche criticarmi, non è peccato criticare il Papa», dice Bergoglio all’assemblea riunitasi all’indomani dell’annuncio del prossimo concistoro che porterà agli italiani altre tre porpore: oltre al sostituto di Stato monsignor Angelo Becciu (che però non fa parte dell’assemblea Cei), anche il vicario di Roma, Angelo De Donatis e il vescovo dell’Aquila, monsignor Giuseppe Petrocchi. I due neodesignati, seduti in prima fila con gli altri cardinali, ascoltano attenti le parole di papa Francesco. Nei primi minuti, ai quali è stata ammessa anche la stampa papa Francesco, dopo aver pregato e ascoltato le parole del presidente Bassetti ha subito messo in chiaro le tre preoccupazioni che nutre: quella per il calo delle vocazioni, quella per la gestione del denaro e la trasparenza, l’accorpamento delle diocesi italiane. «Condivido con voi tre mie preoccupazioni, non per bastonarvi», mette subito in chiaro. E poi va al sodo. Prima sull’«emorragia di vocazioni», una crisi che è il «frutto avvelenato della cultura del provvisorio e della dittatura del denaro», dell’«inverno demografico», ma anche «degli scandali e della testimonianza tiepida». E per restare sul concreto chiede che si instauri un rapporto di «fidei donum dentro l’Italia», cioè di diocesi più ricche di sacerdoti, il Papa pensa alla Puglia, che condividano le vocazioni con quelle più povere.
Ancora più dirette sono le parole sulla «povertà evangelica e la trasparenza». Ricorda che è una cosa che ha imparato da gesuita, quella che «la povertà è madre e muro della vita apostolica. È madre perché la fa nascere, è muro perché la protegge. Senza povertà non c’è vita apostolica». Usa espressioni dure, Bergoglio, per dire che «chi crede non può parlare di povertà e vivere da faraone, è una contro testimonianza» che «non si possono gestire le cose della Chiesa come se fossero personali», non si possono gestire «in modo disonesto gli spiccioli della vedova». Parla degli scandali che hanno coinvolto alcune diocesi rimandando però gli esempi concreti e la discussioni al momento in cui, usciti tutti gli altri, si troverà a parlare faccia a faccia con i vescovi. Chiede regole trasparenti e comuni, il Papa. Cosciente che «nella Cei si è fatto molto sulla via della povertà e della trasparenza, ma si deve fare ancora di più».
Infine un tema che si trascina da molto tempo: quello dell’accorpamento delle diocesi. Il Papa ne aveva già parlato al suo primo appuntamento con la Cei del 2013. Ma, ricorda lui stesso, già nel 1916 la congregazione dei vescovi aveva chiesto dei parei in merito e, nel 1964, Paolo VI aveva parlato di «eccessivo numero delle diocesi». Certo un tema che incontra molte opposizioni, che è «datato e attuale» a un tempo e che, parola di Papa «è arrivato il momento di far giungere a conclusione».