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sabato 12 ottobre 2024
 
 

Il Papa nella comunità di recupero: "Non fate come i fachiri"

28/02/2016  Dopo aver ascoltato le loro storie, Francesco ha pure mangiato una pizza con i 60 ospiti della comunità terapeutica San Carlo di Castel Gandolfo, una delle sedi del Centro Italiano di Solidarietà fondato da don Mario Picchi. E ha promesso che presto ritornerà.

I 60 ospiti della comunità terapeutica San Carlo rimasti senza parole quando hanno visto entrare nelle loro stanze il Papa."Per tutto il tempo Francesco non ha mai guardato l'orologio”, afferma il presidente del CeIS, Roberto Mineo. "Non aveva fretta il Papa. All'inizio era più emozionato dei ragazzi, ma quando ci siamo seduti tutti in cerchio nel grande salone è entrato nella loro vita quotidiana come un padre". “Straordinario – aggiunge Mineo – è stato quando un ospite più anziano degli altri si è avvicinato al Papa per dirgli: ‘Anche per me che sono un comunistaccio la sua presenza è motivo di gioia’. Credo che in questa frase si racchiuda la contentezza dei ragazzi, ai quali non abbiamo detto niente fino a che l’utilitaria su cui viaggiava Francesco non ha varcato i cancelli della villa”.

Storie di droga alle spalle e oggi un cammino per uscire fuori dalle tossicodipendenze. Questa la scelta fatta da Bergoglio per il Venerdì della Misericordia di febbraio. Dopo aver visitato a gennaio il centro di degenza a Monte Spaccato e 'Casa Iride' gestita dall'Asl RomaB, nel cuore del Papa ci sono ancora gli ultimi, i più bisognosi, per questo si è recato a sorpresa a CastelGandolfo, dove dal 1979 è attiva una sede del Centro Italiano di Solidarietà fondato da don Mario Picchi e sostenuto da Paolo VI e da Papa Wojtyla. Sono stati i tossicodipendenti a rivolgere delle domande al Papa e, tra le altre, due tematiche hanno fatto breccia nei loro cuori: la sofferenza, da una parte, e la protezione dell'ambiente, dall'altra.

“Non fate come il fachiro che si crea dolore”, ha detto Francesco rispondendo a un ragazzo che gli ha chiesto in che modo si esce dalla depressione. Poi imitando nei gesti il fachiro che si distende sul letto di chiodi, ha spiegato che “la sofferenza non bisogna cercarsela. Si deve andare avanti". "La vita chiusa - ha poi osservato -, quella plastificata, non è vita!”. È rimasto inoltre molto contento quando un altro ragazzo gli ha rivolto una domanda sull'inquinamento e nello specifico sulla terra dei fuochi, poi a un altro che “si annoia leggendo il Vangelo” il Papa ha consigliato di prendere il capitolo 23 di Matteo. “Puoi farlo, è breve. Lì Gesù non dice parolacce, ma quello che dice è peggio delle parolacce”, gli ha risposto sorridendo.

Dopo aver trascorso due ore ascoltando ciascuno dei ragazzi interessati dal progetto di recupero, il Papa ha fatto merenda mangiando della pizza e ha detto: “Da quanto tempo la desideravo, neppure a Napoli sul lungomare l'ho mangiata”.

Infine, i ragazzi lo hanno invitato a tornare per l’estate. “Santità, lei non ama andare in vacanza a Castel Gandolfo, allora faccia in questo modo quando arriva al bivio giri a sinistra, e non a destra, così tornerà da noi”. E il Papa salutando tutti, ha concluso: “Avete ragione, non ci vado quasi mai. Però qui potrei tornare in estate”.

 
 
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