Il 28 aprile 2009 papa Benedetto XVI appoggia il pallio bianco sulle spoglie mortali di Celestino V. Foto Reuters.
Anche se i racconti su di lui ci giungono inquinati per via di differenti visioni ecclesiali e politiche, tuttavia sappiamo ormai tante cose certe: prima di diventare Papa assumendo il nome di Celestino V, Pietro del Marrone ebbe sicuramente natali poveri (la sua era una famiglia di contandini), una vocazione solida (monaco, ma soprattutto a lungo eremita, poi sacerdote, dopo aver studiato a Roma), un apprezzamento diffuso (era considerato un uomo timorato di Dio e umile, la sua fama giunse alle orecchie anche di prinricpi e re). Vide la luce in Molise nel 1209 o nel 1210. La sua nascita è tradizionalmente rivendicata da due comuni: Isernia e sant'Angelo Limosano (dei quali, oggi, è patrono). In seguito altre due luoghi hanno sostenuto di averlo visto venire al mondo: Sant'Angelo in Grotte (una frazione di Santa Maria del Molise) e Castrum Sancti Angeli de Ravecanina. nel Casertano.
Da giovane, per un breve periodo, si formò presso il monastero benedettino di Santa Maria in Faifoli (Campobasso). Ma il suo desiderio di assoluto, di silenzio e di austerità, nel nome del Vangelo, lo portarono a una vita eremitica in una caverna isolata sul Monte Morrone, sopra Sulmona, da cui il suo nome. Nel 1240 si trasferì a Roma, presumibilmente presso il Laterano, dove studiò fino all'ordinazione sacerdotale. Lasciata la città eterna, nel 1241 ritornò sul monte Morrone, in un'altra grotta, presso la piccola chiesa di Santa Maria di Segezzano. Cinque anni dopo abbandonò anche questo posto per rifugiarsi in un luogo ancora più inaccessibile sui monti della Maiella, in Abruzzo, dove visse nella maniera più semplice possibile. Gli anni successivi videro l'ulteriore radicalizzazione della sua vocazione ascetica e il suo distaccarsi sempre più da tutti i contatti con il mondo esterno, anche se esistono tracce documentate della sua presenza a Lione, in Francia, nell'inverno 1273, dove si recò a piedi mentre stava iniziando il Concilio lì convocato da Gregorgio X: Pietro del Morrone voleva impedire che l'ordine monastico da lui stesso fondato fosse soppresso (finì incorporato nell'ordine benedettino). La missione ebbe successo poiché grande era la fama di santità che lo accompagnava, tanto che il Papa stesso gli chiese di celebrare una Messa davanti a tutti i Padri conciliari dicendogli che «nessuno ne era più degno».
Si arrivò così al 1292. Il 4 aprile di quell'anno morì papa Niccolò IV. Nello stesso mese si riunì il Conclave, in quel momento composto da soli dodici porporati diventati undici per la sopraggiunta morte di un cardinale. La contrappoosizione tra i Colonna e gli Orsini paralizzò il Conclave per oltre due anni. La lunga "vacanza" finì con l'elezione a Pontefice di Pietro del Morrone, avvenuta a Perugia il 5 luglio 1294, un'elezione dovuta alla sua fama di santità, non meno che all'influenza di Carlo II d'Angiò. Diventato Celestino V, consacrato il 29 agosto 1294 all'Aquila, il nuovo Papa si stabilì succesisvamene a Napoli. Ormai molto anziano, sempre più conscio di essere inadeguato al ruolo perché inesperto di questioni politiche e privo di doti amministrative, il 13 dicembre 1294 volle abdicare. Fu incoraggiato nella sua decisione, pare, dal cardinale Benedetto Caetani, il quale, eletto Papa col nome di Bonifacio VIII, dapprima lo fece sorvegliare, poi, dopo un tentativo di fuga, lo confinò nel castello di Fumone. Pietro del Morrone morì il 19 maggio 1297.
Il 5 maggio 1313, Clemente V canonizzò Celestino V, convinto dalla fama di santità espressa dal popolo. Risultano sollecitazioni al riguardo anche da parte del re di Francia Filippo il Bello. Alla rinuncia del ministero petrino di Celestino V e agli ingannevoli consigli di Benedetto Caetani (il futuro Bonifacio VIII) che l'avrebbero determinata allude chiaramente Dante Alighieri nell'Inferno, XXVII, 1041-05 (però son due le chiavi Che 'l mio antecessor non ebbe care). Qualche dubbio è stato invece avanzato sull'identificazione con Celestino V de l'ombra di colui Che fece per viltade il gran rifiuto (Inf., III, 59-60). Qualche critico sostiene che questi versi potrebbero alludere all'imperatore Diocleziano.
Di sicuro Francesco Petrarca plaude al gesto di Pietro del Morronoe nel De vita solitaria ritenendo che si dovesse considerare «il suo operato come quello di uno spirito altissimo e libero, che non conosceva imposizioni, di uno spirito veramente divino» oltre che figlio di una corretta valutazione dei propri limiti. vista «l’inesperienza che Pietro aveva delle cose umane», «trascurate per contemplare troppo le divine».
Alla figura di Celestino V, infine, lo scrittore Ignazio Silone, prima pseudonimo e poi, dagli anni Sessanta, anche nome legale di Secondo Tranquilli (1900-78) ha dedicato il libro L'avventura di un povero cristiano pubblicato per la prima volta nel 1968.
Il 28 aprile 2009, pochi giorni dopo il terremoto dell'Aquila, papa Benedetto XVI posò sulla tomba di Celestino V il pallio che lui stesso aveva indossato il giorno dell'inizio del suo potnficato. L'11 febbraio 2013 Joseph Ratzinger fu il settimo Papa della storia a rinunciare al ministero petrino.