«Se non riusciremo a fermare immediatamente la giunta militare, il Myanmar diventerà presto come la Corea del Nord». A parlare è padre Celso Ba Shwe, parroco della cattedrale di Cristo Re nella città di Loikaw, nominato da papa Francesco vescovo lo scorso mercoledì, 29 marzo 2023. Padre Celso Ba Shwe è stato dal 1999 al 2009 procuratore generale della Conferenza episcopale del Paese. Nel marzo 2021, quando le proteste pacifiche invadevano le strade di tutta la Birmania e venivano represse nel sangue, insieme a un pastore protestante ha bloccato l’avanzata della polizia contro i manifestanti.
Le immagini di quegli attimi hanno fatto il giro del mondo.
Qual è la situazione della comunità cattolica nello Stato Karenni?
«Quasi la metà delle nostre parrocchie sono nelle zone dei combattimenti e la maggior parte della comunità cattolica si trova attualmente nei campi profughi improvvisati. In generale, tutta la popolazione del Paese sta attraversando un momento molto difficile. C’è una crisi economica in tutti i settori. L’istruzione, la sanità e l’assistenza sociale, che una volta era in parte garantita, sono stati gravemente colpiti. In alcuni villaggi mancano cibo e acqua potabile».
Nello Stato Karenni molti edifici religiosi sono stati colpiti dalla giunta militare. Crede che i cattolici siano sotto attacco?
«Non penso che siamo sotto attacco per il diverso credo religioso, ma semplicemente perché rifiutiamo il colpo di Stato e vogliamo difendere la libertà e la verità della popolazione».
Che ruolo ha la Chiesa cattolica in Myanmar in questa situazione?
«La Chiesa in Myanmar è a favore della giustizia e della pace. Ma sinceramente penso che attualmente è impossibile anche solo chiedere un dialogo significativo tra i militari e le opposte forze di difesa popolare. L’unica cosa che possiamo fare è quella di concentrarci in un serio e attivo ruolo umanitario per alleviare le sofferenze dei civili che stanno soffrendo da due anni».
Intanto, mentre il 1° febbraio ha prolungato di altri sei mesi lo stato di emergenza, la giunta militare ha detto che ci saranno nuove elezioni democratiche nel prossimo agosto. Crede siano possibili?
«La giunta potrà anche tenere delle elezioni quest’anno, ma di certo non saranno libere. Se ci saranno, le faranno comunque a modo loro. Non gli interessa che la gente voti realmente. E poi, come farebbero a votare centinaia di migliaia di persone sfollate nel Paese?».
Vuole chiedere qualcosa alla comunità internazionale?
«Purtroppo le dichiarazioni servono a poco. La comunità internazionale dovrebbe essere più incisiva e impedire ai militari di uccidere, torturare, minacciare e arrestare civili innocenti. Dovrebbe anche sostenere un’importante assistenza umanitaria agli sfollati nelle aree più colpite. Servono sicuramente più fatti e meno parole».
Lo stato Karenni
Noto anche come Stato Kayah, è una regione orientale del Myanmar, al confine con la Thailandia. Esteso per oltre 11 mila chilometri quadrati, conta una popolazione di circa 360 mila persone, in maggioranza cattolici. La capitale è Loikaw.
Immagine in alto: 16 Aprile 2021, un dimostrante durante manifestazioni a contro il golpe militare a Mandalay, Myanmar, fa il gesto di saluto con le tre dita unite, simbolo della protesta e della democrazia (foto ANSA)