Il documento che aveva Cesare Battisti al momento dell'arresto
Ce la faranno questa volta i parenti delle vittime dei quattro omicidi commessi dal terrorista-scrittore a vedere Cesare Battisti scontare il doppio ergastolo nel paese che lo ha condannato, l’Italia? Fuggito in Brasile dalla Francia, dopo essere stato salvato dall’ex presidente Lula che ha negato l’estradizione e lo ha lasciato libero, Cesare Battisti è stato arrestato ieri da una squadra speciale dell'Interpol formata anche da investigatori italiani e brasiliani mentre camminava in una strada di Santa Cruz de La Sierra, popolosa città nell'entroterra boliviano.
E cosa diranno ora gli intellettuali che nel 2004, quando Battisti fu arrestato in Francia, firmarono un appello per la sua scarcerazione in cui si leggeva: "“Dal momento della sua fuga dall’Italia, prima in Messico e poi in Francia, Cesare Battisti si è dedicato a un’intensa attività letteraria, centrata sul ripensamento dell’esperienza di antagonismo radicale che vide coinvolti centinaia di migliaia di giovani italiani e che spesso sfociò nella lotta armata. La sua opera è nel suo assieme una straordinaria e ineguagliata riflessione sugli anni ’70, quale nessuna forza politica che ha governato l’Italia da quel tempo a oggi ha osato tentare"?. E ancora: "La vita di Cesare Battisti in Francia è stata modesta, piena di difficoltà e di sacrifici, retta da una eccezionale forza intellettuale. E’ riuscito ad attirarsi la stima del mondo della cultura e l’amore di una schiera enorme di lettori". Tra quei nomi c'erano scrittori e artisti di assoluto rilievo come Wu Ming, Valerio Evangelisti, Massimo Carlotto, Tiziano Scarpa, Nanni Balestrini, Daniel Pennac, Giuseppe Genna, Vauro, Pino Cacucci.
Vale la pena allora ricordare chi è davvero Cesare Battisti. La rocambolesca e incredibile vicenda dell’omonimo, lui sì, eroe nazionale morto durante la prima Guerra Mondiale, iniziò nella seconda metà degli anni ’70, quando, dopo essere entrato nel gruppo eversivo “Proletari Armati per il Comunismo” si rese responsabile di diverse rapine a banche e supermercati e di quattro omicidi, due materialmente - sparò al maresciallo Antonio Santoro del carcere di Udine nel 1978 e all’agente della Digos Andrea Compagna nel ’79 a Milano - e partecipò come palo o organizzatore a due rapine nelle quali morirono uccisi il macellaio Lino Sabbadin a Caltana di Santa Maria di Sala (Venezia) nel dicembre del ’78 e pochi mesi dopo a Milano il gioielliere Pier Luigi Torregiani, assassinato mentre stava tirando su la saracinesca del negozio. Nella sparatoria uno dei due figli del gioielliere rimase paralizzato.
Nel 1981 i Comunisti per la Liberazione Proletaria lo fecero evadere dal carcere di Frosinone. Cominciò così la fuga di Battisti in Francia, in Messico e, nel 1990, di nuovo in Francia, dove due anni dopo pubblicò il primo romanzo di 13 romanzi polizieschi, che gli diedero grande popolarità. Nel 1991 l’Italia chiese l’estradizione, ma dal 1982 in Francia vigeva la “dottrina Mitterand”, che di fatto proteggeva i latitanti condannati per “reati politici”, e quindi la domanda venne respinta al mittente. Battisti visse in Francia, calzando il nuovo ruolo di scrittore ed intellettuale, più o meno indisturbato fino al 2004, quando venne arrestato apparentemente per una lite con un vicino di casa durante la proiezione del film di Bellocchio sul sequestro Moro “Buongiorno notte”.
La carcerazione, anche grazie a una serie politici, dal sindaco di Parigi Bertrand Delanoë, all’allora segretario socialista Francois Hollande, che lo andò a trovare in cella, e intellettuali, che presero le sue difese, durò poco. In quell’occasione l’Italia provò a chiedere nuovamente l’estradizione, che questa volta venne concessa, ma Battisti non si fece trovare impreparato e si rese irreperibile, fuggendo prima in Corsica, poi in Africa fino al Brasile, dove si stabilì.
Nel 2007, dopo che la Corte europea ha stabilito che in Italia Battisti ha avuto processi equi, il latitante viene arrestato, ma la richiesta di estradizione del ministro di Grazia e di Giustizia Clemente Mastella viene negata “per il fondato timore di persecu¬zione del Battisti per le sue idee politiche”. Il problema è che in Brasile non esiste l’ergastolo e un accordo fra Italia e Brasile dell’’89 stabiliva che «se vi è fondato motivo di ritenere che la persona richiesta verrà sottoposta a pene o trattamenti che comunque configurano violazione dei diritti fondamentali».
Anche in questo caso diverse personalità spendono le loro energie per difendere Battisti, da Bernard Henry-Levy a Gabriel Garcia Marquez. Nel 2011 il Supremo Tribunal Federal ha confermato la decisione dell’allora presidente Lula di non estradare Cesare Battisti e di liberarlo. Così ha continuato a vivere indisturbato per anni fino allo scorso 13 dicembre quando il magistrato del Supremo Tribunale Federale (Stf) brasiliano Luis Fux che il 13 dicembre ne aveva ordinato l'arresto per "pericolo di fuga" in vista di una possibile estradizione in Italia, concessa nei giorni seguenti dal presidente uscente Michel Temer prima dell'insediamento di Jair Bolsonaro il primo gennaio 2019. Pochi giorni dopo, aveva fatto perdere le sue tracce.
Era stato proprio Bolsonaro ad imprimere un deciso cambio di passo alla vicenda, esprimendosi prima ancora di essere eletto a favore della riconsegna all'Italia di Battisti. L'ambasciatore italiano in Brasile Antonio Bernardini ha celebrato così la cattura dell'ex terrorista: "E' stato preso! La democrazia è più forte del terrorismo".