A 81 anni, Cesare Maldini ha ancora un filo diretto con il medio Oriente. Come ct dell’Italia, ai mondiali di Francia ’98 venne eliminato nei quarti dai padroni di casa, poi campioni, da tempo è commentatore per Al Jazeera, il network arabo più popolare.
“La tv – racconta – ha sede in Qatar, a Doha. Ogni tanto vado giù per lavoro e ci resto per 7-10 giorni: anche Alessandro Altobelli, campione del mondo nell’82, con Enzo Bearzot, è fra i personaggi sportivi che lavorano per questa televisione, presente in tutto il mondo con vari canali; più spesso interveniamo dagli uffici di Milano”.
- Lei è stato anche in Sudamerica, come ct del Paraguay, ai mondiali del 2002. Cosa pensa dell’appello per la pace lanciato da Mario Jorge Bergoglio?
“Mi pare sia una cosa ben fatta, molto sentita. Figurarsi, viene dal Papa. E’ una serata molto bella. Mi ha colpito, leggendo i giornali, l’ho seguita un po’ in tv, dalla mia casa milanese”.
- E l’idea del digiuno?
“Ricordo il rituale del venerdì di Pasqua, proposto ogni anno. Credo sia giusto estenderlo ai fatti che sono avvenuti. E poi se il Papa ha deciso così... Chi crede osserva il digiuno, è suggerito dalla religione. Nella stessa tv c’è uno staff di qatarioti, in media 2 volte ogni circa 10 giorni resta lontani dal cibo dal mattino a mezzanotte: magari si preparano la spesa, ma per mangiare attendono la fine della trasmissione, al limite appena prima dello scoccare delle 24”.
- Può servire per evitare la guerra?
“Di pace si parla spesso, l’argomento è sempre all’ordine del giorno, è giusto mobilitarsi”.
- Il calcio cosa può fare?
“Battendosi sul campo in maniera corretta, si possono avvicinare i popoli, in quei Paesi però è più difficile. Le manifestazioni sportive non bastano, perchè si scordano facilmente”.