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giovedì 27 marzo 2025
 
Visita pastorale in Emilia Romagna
 

In una terra di passioni politiche il manifesto del Papa per la buona politica

01/10/2017  E’ molto più di un appello. Bergoglio arriva a Cesena e fa un discorso sulla politica che mai si era sentito così forte da quando è Papa: «Serve una politica che non sia né serva, né padrona, non paurosa o avvelenata, e nemmeno asservita alle ambizioni individuali o alla prepotenza di fazioni o centro di interessi. E che stia finalmente lontana dalla corruzione, anche dalla sue forme minime, perché la corruzione è il tarlo della vocazione politica»

Dal nostro inviato a Cesena

 

 

E’ molto più di un appello alla “buona politica”. Papa Francesco arriva a Cesena, Romagna, osserva, “terra di accese passioni politiche”, e detta una vera a propria road map, che va oltre le analisi e i desideri, perché adesso è il tempo dell’azione per “servire il bene pubblico”. Insomma cosa si deve fare? Bergoglio ha le idee chiare: “Diminuire le diseguaglianze, promuovere con misure concrete il bene della famiglia e fornire una solida cornice di diritti-doveri e renderli effettivi per tutti”. E’ il “buon governo” che indica il Papa come orizzonte.

Dunque una politica che non sia “né serva, né padrona”, “non paurosa o avvelenata” e nemmeno “asservita alle ambizioni individuali o alla prepotenza di fazioni o centro di interessi”. E una politica che stia finalmente lontana dalla “corruzione”, anche dalla sue forme “minime”, perché la corruzione è il “tarlo della vocazione politica”. Invece bisogna impegnarsi per una politica “coraggiosa” e “responsabile” e anche “prudente”, che non “lasci ai margini le persone”, non “inquini” e “non saccheggi” le “risorse naturali”. E il “buon politico” se si comporta in questo modo finisce per essere “un martire” del “servizio”, perché non lascia da parte le proprie idee, ma le “mette in discussione”, cioè fa le mediazioni necessarie per migliore la vita di tutti. E quando un politico sbaglia, invita il Papa, deve andare avanti e dire “scusatemi, ho sbagliato”. Solo così egli ha “grandezza s’animo”.

E’ la prima volta in quattro anni di pontificato che Bergoglio propone un ragionamento così articolato sulla politica. Ha scelto Cesena e la Romagna proprio perché qui le passioni politiche hanno impastato la terra, tra garibaldini, anarchici, briganti generosi, che lottavano contro i signori a favore dei poveri, un po’ Robin Hood, come il “passator cortese”, ricordato da Giovanni Pascoli nella sua “Romagna”. Francesco è andato proprio a Cesena a dirlo, perché qui c’è gente fiera delle sue passioni, con un senso spiccato di comunità e di intraprendenza cooperativa che ha permesso anche di superare la crisi con fantasia e creatività.

La Romagna ha sofferto soprattutto nelle campagne e nel settore edile. Delle oltre 6 mila imprese edili degli anni scorsi ne sono rimaste circa cinquecento, ma i lavoratori hanno saputo trovare strade alternative per proteggersi dalla crisi. Sono nate imprese artigiane meccaniche di precisioni, mentre è l’agricoltura che fatica a uscire dalla crisi. Eppure il tessuto sociale ha tenuto, sanità e welfare hanno mantenuto i livelli alti dell’Emilia Romagna. È anche il frutto del senso di comunità che il Papa ha riassunto con il concetto di “piazza” e di piazza del “popolo”, cuore di Cesena da dove ha parlato alla gente. E’ l’intreccio virtuoso di pubblico e privato che funziona da queste parti, anche sul piano economico. Bergoglio è stato assai severo, spiegando che “la bacchetta magica” non funziona, se mancano “sano realismo” e impegno, e soprattutto se c’è chi sceglie di “stare al balcone”, a osservare e spesso ad aspettare che la politica fallisca.

Questo è esattamente contrario a quanto insegna la Chiesa e la dottrina sociale, per la quale, ha ricordato, la politica è la più alta forma di carità. Cesena è riuscita nell’impresa, per ora. Le grandi industrie, da Orogel ad Amadori, dalla Trevi a Technogym ad una delle imprese oggi più innovative nel campo del “green food” l’Alma Verde Bio, il consorzio primo marchio del biologico in Italia, sono tornate ad assumere. Resta qualche sofferenza per i giovani con alti studi che sono costretti spesso a lasciare il territorio.

E resta la crisi dell’agricoltura che ha fatto praticamente sparire una delle eccellenze di Cesena la “Bella di Cesena”, una qualità di pesca bianca che si coltivava da queste parti. Se qualche anno fa ad una famiglia bastavano per vivere 3 o 4 ettari di frutteto, oggi con la crisi ne servono almeno 20 per tirare a campare. Certo c’è il mare di Cesenatico e la ricca riviera adriatica che permette lavoro stagionale e da qualche sollievo. Un’altra ragione che ha permesso di ammortizzare meglio la crisi è stata la gran massa di risparmio custodita nelle banche locali. Così sono stati i nonni ad aiutare i figli e le loro famiglie. Quelle “ampie collaborazioni” che il Papa ha chiesto di riscoprire nel suo discorso in piazza del popolo sono una soluzione strategica che tuttavia la Romagna ha già messo in campo.

Ma occorre stare attenti, ha ammonito Bergoglio, a non lasciare ai margini nessuno e a “rimodellare” ogni idea e soluzione “in rapporto alla realtà”. La richiesta più impegnativa e assolutamente decisiva di Francesco, che vale per il territorio di qui, ma anche per il mondo intero, è stata quella di “rilanciare i diritti alla buona politica”, in tempi che vedono la politica come “ritrarsi”, fare un passo indietro “di fronte all’aggressività e alla pervasività di altre forme di potere, quella finanziaria e quella mediatica”. Ed è un rischio che c’è. Anche la politica non deve stare al balcone a guardare che il resto le passi davanti.

Multimedia
Il Papa profugo, braccialetto numero 3900003: Bergoglio a Cesena e Bologna
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