Una Messa celebrata davanti alla ''Porta di Lampedusa - Porta d'Europa'', il monumento dedicato ai migranti realizzato su un costone dell'isola, il 17 marzo 2011. Così furono celebrati i 150 anni dell'Unità d'Italia. Foto Ansa. In alto: Sorocaba, Brasile, un murale che raffigura il piccolo profugo siriano Aylan Kurdi morto mentre cercava di scappare in Europa. Foto Reuters, 2015. In copertina: salvataggio notturno di un profugo naufragato durante la traversata in mare. Foto Ansa. .
«In questi anni abbiamo imparato a parlare il linguaggio dell’immigrazione. Flussi, accoglienza, integrazione sono diventate parole del lessico condiviso. C’è solo un protagonista rimasto colpevolmente ai margini di queste dinamiche epocali pur essendone l’epicentro: il migrante ignoto». Così don Aldo Buonaiuto, fondatore del quotidiano online In Terris, spiega il lancio di un'iniziativa per scuotere la coscienza di quest'Italia sempre più ripiegata su se stessa e insensibile.
Attraverso le pagine di In Terris è stato rivolto un «accorato appello all’Onu, all’Europa, alla Santa Sede e al Governo italiano, che da anni cooperano sul fronte dell’accoglienza, affinché venga istituita una Giornata del migrante ignoto». «Un numero incalcolabile di persone svanisce nei viaggi della speranza – sottolinea don Aldo Buonaiuto -. Sono gli invisibili di cui si perdono le tracce in viaggi rocamboleschi o nei luoghi di approdo che però divengono terra di nessuno, riserva di caccia della tratta di esseri umani e delle più inconfessabili pieghe oscure delle nostre società avanzate». «I migranti – aggiunge – finiscono nelle cronache di tv e giornali solo quando vengono caricati a bordo di imbarcazioni di soccorso. Di tutti gli altri disperati, degli ‘sbarchi’ fantasma, delle vittime dei trafficanti di carne umana nessuno sa nulla, nessuno si preoccupa, nessuno apre per loro l’agenda delle priorità nazionali e comunitarie».
«Il Mar Mediterraneo è diventato un Olocausto odierno. Per istituire la Giornata della Memoria per le vittime di quel genocidio ci sono voluti 60 anni, non aspettiamo altrettanto per quello che stiamo vivendo oggi». Don Buonaiuto sottolinea che il dramma che si sta consumando sotto i nostri occhi è “un’emergenza divenuta ormai contingenza quotidiana: nessuno può fingere di non sapere che suo fratello svanisce nelle fauci della disperazione».