I Peanuts una specie di “Bibbia” a fumetti? Charlie Brown, Linus e compagnia protagonisti del Vangelo secondo… Schulz? Molte sono state le letture che hanno tentato di spiegare la straordinaria e inalterata fortuna delle striscie uscite dal genio del disegnatore americano scomparso nel 2000. Cos’ha di speciale questo fumetto, da qualche giorno in versione cinematografica con “Snoopy and friends”, che racconta un microcosmo umano fatto di bambini con bracchetto al seguito? Qualcosa che non attiene solo all’abilità indiscussa dell’autore nell’unire poesia a comicità. C’è un di più, un plus-valore che sfugge alle analisi stilistiche o sociologiche. Questo è evidente a tutti. Ma da qui a leggere le striscie di Schulz come una sorta di vignettistico “Vangelo apocrifo” ne corre di differenza.
Eppure qualcuno, già nel lontano 1965, azzardò l’accostamento dei Peanuts nientemeno che al Vangelo. Fu un teologo americano di nome Robert Short, autore di un piccolo-grande volumetto, “Il Vangelo secondo Charlie Brown”, in cui per la prima volta si tentava una coraggiosa interpretazione teologica di Linus e amici. Cosa sostiene lo studioso in questo saggio? Che le strisce di Schulz “assumono spesso la forma di una parabola cristiana dei nostri giorni” e che in esse si celano lezioni evangeliche da imparare anche se a volte, proprio come nelle parabole, non si è sicuri che lezioni siano.
In altri termini Schulz, che peraltro era un cristiano convinto, membro della Chiesa di Dio, una delle tante chiese protestanti americane, avrebbe trasmesso nei Peanuts una concezione dell’uomo, del mondo, della storia e della società intrisa di quei valori cristiani che tanto gli stavano a cuore.
Qualche esempio? Parte tosto il teologo: la mancata percezione del “peccato originale” nella nostra società, la debolezza nascosta della natura umana, fino alla schiavitù che attanaglia la volontà impedendole da sola di cambiare, la si ritrova, afferma Short, pari pari in Schultz quando Lucy rivolgendosi a Charlie Brown gli ricorda con poca cortesia il suo “guaio di fondo”. “Lo sai qual è il tuo guaio di fondo Charlie Brown? Gli dice, in una striscia. “No e non voglio saperlo. Lasciami in pace!”. Risponde lui. E se ne va. Allora Lucy gli urla dietro: “Il tuo guaio di fondo è che non vuoi stare a sentire qual è il tuo guaio di fondo!”. In un'altra striscia lo apostrofa invece: “Il tuo guaio di fondo è che tu non capisci il significato della vita”. E via di seguito.
Se si passa al concetto di “grazia” salvatrice, come la intende San Paolo, Short la vede ben presente in Schultz in molte occasioni. Una per tutte: Snoopy non vuole uscire dalla sua cuccia, “condannato” a rimanervi per sempre a causa di una lama di ghiaccio che pende dal tetto della casa e potrebbe cadere in qualsiasi momento. Viene salvato dalla telefonata che Charlie Brown fa alla Società protettrice degli animali che gli consiglia di attirare il bracchetto col qualcosa a cui non possa resistere, come il suo cibo preferito: una fetta di pizza. E appena Snoopy vede la pizza, si precipita fuori, proprio un attimo prima che il ghiacciolo precipiti sulla cuccia distruggendola. E che dire della celeberrima coperta di Linus, “sicurezza portatile”, “emostatico spirituale”, carta assorbente” di paure e frustrazioni? Non è forse, nel suo piccolo, un idolo insidioso? E cosa sono se non altri idoli Beethoven per Schroeder, e lo stesso Schroeder per Lucy?
La lettura psicoanalitica dei Peanuts, lascia il posto, per una volta, a quella teologica: “i fumetti di Charlie Brown”, scrive Short, “come una cronaca illustrata delle eresie del nostro tempo, sembrano veramente percorrerne tutta la gamma”. E alle vie per la salvezza indicate dalla fede si sostituiscono pseudo-salvezze, come il “soccorso psichiatrico” di Lucy: The doctor is in. Five cents, please! L’eresia religiosa, per antonomasia, dipinta da Shultz, è il grande Cocomero che sostituisce, per Linus, lo stesso Babbo Natale. Per non parlare delle fobie moderne, che hanno sostituito la paura dell’inferno, con quella per il “nulla”. Più d’una volta Schulz sorride di chi prende sul serio le “nuove paure” e i loro sintomi nevrotici, perché non s’accorge che sono solo segnali di un malessere più profondo, ontologico, che ha a che fare con la morte di Dio. La pioggia o l’albero o addirittura Snoopy, per Short sono portatori di una carica simbolica: la pioggia è la grazia che arriva all’improvviso e salva. Charlie Brown dichiara desolato che “piove sempre sui derelitti”, ma viene salvato dall’ennesima sconfitta a baseball proprio da una pioggia che causa l’annullamento della partita. La grazia di Dio arriva quando meno te lo aspetti. Snoopy sta morendo di sete perché il rubinetto s’è rotto. Arriva il temporale che gli riempie la ciotola. E medita: “questa è una cosa a cui dovrò pensare per un certo tempo!”. Fa pensare davvero, no? Anche l’albero disegnato da Schulz, per il teologo, rappresenta la “natura paradossale dell’amore di Dio”: come la croce cristiana, diventa pietra d’inciampo, ma anche sostegno supremo. Sull’albero si schiantano sempre gli aquiloni di Charlie Brown, ma altre volte, quando la vita sembra aver girato male, diventa un “ottimo appoggio”, come Lucy cerca di insegnare a Linus. E Charlie Brown appoggia il suo testone sul fusto di una quercia.
Attenzione ciò non significa affatto che ogni striscia porti con sé un determinato significato teologico o chissà quale intenzione apologetica o mistica. Non scherziamo. I Peanuts restano solo dei fumetti, quantunque immensi. Ma come ricorda Short nel suo volume, lo stesso Schulz affermava: “Se tu non dici nulla in un fumetto, avresti fatto bene a non disegnarlo affatto!”. Per questo ci mancano tanto i Peanuts. Forse, soprattutto per questo. E ci manca qualcuno che ci ricordi che, alla fine, “Vivere è danzare!”.