Nel mercato dei mercenari via mare sono conosciute come “floating armoury”. Sono navi utilizzate per l'appoggio logistico delle compagnie di sicurezza private impiegate per proteggere i cargo dall'attacco dei pirati. Hanno la funzione di deposito di armi e di punto di appoggio per i mercenari contrattati. Un escamotage per evitare problemi con le rigide regole dell'embargo degli armamenti, sanzione che colpisce buona parte dei paesi sul Golfo di Aden. Primo fra tutti la Somalia, dove ancora oggi circolano milioni di armi e munizioni illegali, provenienti soprattutto dallo Yemen.
Uno studio del centro di ricerca “Remote Control” del 2015, dedicato a questo particolare uso delle navi, ha evidenziato come la pratica dei depositi galleggianti di armi avvenga nell'assenza di regole ben chiare. Un'area grigia, non normata dai codici marittimi, con molti rischi.
Queste particolari navi sono state oggetto di uno specifico report del parlamento inglese, che, nel 2014, ha divulgato la lista delle navi autorizzate al deposito e trasporto di armi nell'area di azione delle società di sicurezza private. In quell'elenco risulta anche la nave oggi utilizzata da Generazione identitaria – il network di estrema destra che vuole fermare il flusso di migranti nel sud della Sicilia – in arrivo a Catania, con il precedente nome Suunta.
L'utilizzo massiccio di milizie marittime private è iniziato dopo il 2005, anno che vede l'esplosione del fenomeno degli attacchi dei cargo da parte dei pirati somali. Società soprattutto inglesi, ma che utilizzano ex appartenenti alle forze speciali di moltissimi eserciti. Militari a volte utilizzati in scenari di guerra atroci, come l'Ucraina. Nel 2010 l'Onu, in un rapporto sulla Somalia, segnalava che questi gruppi di mercenari non avevano uno status chiaro all'interno della legge internazionale del mare. Così come non è ancora ben definito il quadro di riferimento normativo per le navi utilizzate come depositi di armi.
(Nell'immagine in alto: un'operazione di salvataggio da parte delle forze speciali sudcoreane nelle acque del Mar d'Arabia sulla Samho Jewelry, una nave abbordata dai pirati somali. Foto Reuters)