Davanti all’immagine della Vergine della Misericordia papa Francesco prega con il terzo mistero gaudioso, quello che ricorda la nascita di Gesù a Betlemme. Alla Madonna regala un rosario d’oro, come aveva già fatto al santuario di Knock, in Irlanda, e ricorda che è la Madre di Dio a insegnarci «che si può proteggere senza attaccare, che è possibile essere prudenti senza il malsano bisogno di diffidare di tutti». Sulla strada, dove il Papa è accolto dal parroco cattolico di Santa Teresa e dal metropolita ortodosso, ci sono i bambini orfani e le famiglie che li hanno accolti. «Bambini e famiglie con le piaghe sanguinanti», dice il Papa. Piaghe che «non sono quelle di Lazzaro nella parabola, sono quelle di Gesù; sono reali, concrete e, dal loro dolore e dalla loro oscurità, gridano perché noi portiamo ad esse la luce risanatrice della carità. Perché è la carità la chiave che ci apre la porta del cielo».
Qui pregò anche Giovanni Paolo II nel corso della sua visita di 25 anni. Lo ricorda un affresco conservato all’ingresso del santuario, prima salire verso la cappella dove l’effige è conservata.
Immagine miracolosa che, stando ai racconti, difese la città dalle invasioni. Delle nove porte che proteggevano Vilnius dalle invasioni soltanto questa detta dell’Aurora – e dove già era stata collocata la Madonna fin dagli inizi del XVII secolo – soltanto questa resistette agli attacchi dei nemici e alla successiva distruzione di gran parte delle mura e di quel che restava delle altre entrate voluta dagli zar all’inizio del XIX secolo. Persino sotto la dominazione sovietica i fedeli non smisero di venire sotto questa porta a pregare la Madonna e ad accendere candele votive. Una Vergine dipinta senza Bambino, con un foro nella manica provocato dallo sparo di un soldato svedese, successivamente rivestita d'oro e d'argento.
«Questa Madre, senza il Bambino, tutta dorata», dice papa Francesco, «è la Madre di tutti; in ognuno di quanti vengono fin qui, lei vede ciò che tante volte nemmeno noi stessi riusciamo a percepire: il volto di suo Figlio Gesù impresso nel nostro cuore. E dal momento che l’immagine di Gesù è posta come un sigillo in ogni cuore umano, ogni uomo e ogni donna ci offrono la possibilità di incontrarci con Dio. Quando ci chiudiamo in noi stessi per paura degli altri, quando costruiamo muri e barricate, finiamo per privarci della Buona Notizia di Gesù che conduce la storia e la vita degli altri. Abbiamo costruito troppe fortezze nel nostro passato, ma oggi sentiamo il bisogno di guardarci in faccia e riconoscerci come fratelli, di camminare insieme scoprendo e sperimentando con gioia e pace il valore della fraternità».
Bergoglio cita la moltitudine di persone che venera la Madre della Misericordia: «Lituani, polacchi, bielorussi e russi; cattolici e ortodossi. Oggi lo rende possibile la facilità delle comunicazioni, la libertà di circolazione tra i nostri Paesi. Come sarebbe bello se a questa facilità di muoversi da un posto all’altro si aggiungesse anche la facilità di stabilire punti d’incontro e solidarietà fra tutti, di far circolare i doni che gratuitamente abbiamo ricevuto, di uscire da noi stessi e donarci agli altri, accogliendo a nostra volta la presenza e la diversità degli altri come un dono e una ricchezza nella nostra vita».
Il Papa ricorda che, sebbene a volte aprirci al mondo sembra proiettarci in spazi di «competizione dove “l’uomo è lupo per l’uomo” e dove c’è posto solo per il conflitto che ci divide, per le tensioni che ci consumano, per l’odio e l’inimicizia che non ci portano da nessuna parte», Maria, come ogni buona madre, «tenta di riunire la famiglia e ci dice all’orecchio: “cerca tuo fratello”. Così ci apre la porta a un’alba nuova, a una nuova aurora».
E proprio davanti a questa porta della città Bergoglio chiede di varcare la soglia per sperimentare «la forza che purifica il nostro modo di rapportarci agli altri» e prega Maria perché «ci conceda di guardare i loro limiti e difetti con misericordia e umiltà, senza crederci superiori a nessuno» per costruire «una Patria capace di accogliere tutti», per ricevere «dalla Vergine Madre i doni del dialogo e della pazienza, della vicinanza e dell’accoglienza che ama, perdona e non condanna», per
vivere in un Paese «che sceglie di costruire ponti e non muri, che preferisce la misericordia e non il giudizio».