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martedì 15 ottobre 2024
 
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Papa Francesco: «Mai insultare mamma e papà»

19/09/2018  Il Papa, all'udienza generale, spiega il significato del quarto comandamento: onorare il padre e la madre. E chiede a tutti di non insultare la mamma e il papà degli altri perché hanno dato la vita.

Mai insultare i genitori, soprattutto quelli altrui. Mai insultare la mamma o il papà degli altri. Hanno dato la vita. Papa Francesco dedica la catechesi generale di questo mercoledì al quarto comandamento: onora il padre e la madre e spiega che i figli devono ringraziare i genitori e onorarli anche quando questi non sono perfetti. E ricorda che l’unico comandamento collegato con la parola felicità è proprio questo.

«Onora tuo padre e tua madre, come il Signore, tuo Dio, ti ha comandato, perché si prolunghino i tuoi giorni e tu sia felice nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà», dice il Deuteronomio. «Onorare i genitori porta a una lunga vita felice. La parola “felicità” nel Decalogo compare solo legata alla relazione con i genitori. Questa sapienza pluri-millenaria dichiara ciò che le scienze umane hanno saputo elaborare solo da poco più di un secolo: che cioè l’impronta dell’infanzia segna tutta la vita», spiega papa Francesco. «Può essere facile, spesso, capire se qualcuno è cresciuto in un ambiente sano ed equilibrato. Ma altrettanto percepire se una persona viene da esperienze di abbandono o di violenza. La nostra infanzia è un po’ come un inchiostro indelebile, si esprime nei gusti, nei modi di essere, anche se alcuni tentano di nascondere le ferite delle proprie origini. Ma la Quarta Parola dice ancora di più. Non parla della bontà dei genitori, non richiede che i padri e le madri siano perfetti. Parla di un atto dei figli, a prescindere dai meriti dei genitori, e dice una cosa straordinaria e liberante: anche se non tutti i genitori sono buoni e non tutte le infanzie sono serene, tutti i figli possono essere felici, perché il raggiungimento di una vita piena e felice dipende dalla giusta riconoscenza verso chi ci ha messo al mondo».

Il Papa ricorda alcuni santi e anche il beato Sulprizio che sarà canonizzato il prossimo mese  con Paolo VI e Romero, «quel giovane napoletano che a 19 anni ha finito la sua vita riconciliato con tanti dolori perché il suo cuore era sereno e mai aveva rinnegato i suoi genitori», spiega Francesco, Indica come esempi «san Camillo de Lellis, che da un’infanzia disordinata costruì una vita d’amore e di servizio; pensiamo a santa Giuseppina Bakhita, cresciuta in una orribile schiavitù; o al beato Carlo Gnocchi, orfano e povero; e allo stesso san Giovanni Paolo II, segnato dalla perdita della madre in tenera età. L’uomo, da qualunque storia provenga, riceve da questo comandamento l’orientamento che conduce a Cristo».

Tutte le ferite «iniziano ad essere delle potenzialità quando per grazia scopriamo che il vero enigma non è più “perché?”, ma “per chi?” mi è successo questo». Da qui nasce l’impegno e l’amore per gli altri, da qui tutto viene rovesciato: «Allora possiamo iniziare a onorare i nostri genitori con libertà di figli adulti e con misericordiosa accoglienza dei loro limiti», aggiunge Bergoglio. E poi, a braccio, insiste: Occorre «onorare i genitori, ci hanno dato la vita. Se tu ti sei allontanato dai tuoi genitori, fa uno sforzo e torna, torna da loro. Forse sono vecchi, ti hanno dato la vita. E poi fra noi c’è l’abitudine di dire cose brutte, anche parolacce, per favore mai mai mai insultare i genitori altrui, mai si insulta la mamma, mai insultare il papà, mai. Fate voi questa decisione interna: da oggi mai insulterò la mamma o il papà di qualcuno, hanno dato la vita, mai devono essere insultati».

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