«Tutti possono entrare nel tempo della misericordia e del perdono»

Cinquantaquattro persone in rappresentanza dei cinque Continenti. Subito dopo papa Francesco a varcare la Porta santa aperta dal Pontefice è, simbolicamente, tutta l’umanità. Dopo gli uomini, le donne, i bambini, con i vestiti tipici delle varie culture, entrano i rappresentanti delle altre religioni cristiane in ricordo anche dei 1700 anni del Concilio di Nicea, e poi i vescovi, i cardinali, le autorità, tra le quali il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri e la premier Giorgia Meloni. In una capitale spazzata dal gelo, i fedeli hanno fatto a gara per entrare in basilica e per partecipare al rito e alla messa di Natale dai maxischermi allestiti in piazza.

In Basilica si accendono le luci. La Porta è aperta, il Bambino, segno di speranza, è nato.

Un Papa anziano, in sedie a rotelle, che è insieme fragile e forte, apre i cuori e àncora tutti a Cristo «roccia della nostra salvezza», come dice nella breve orazione che precede il rito di apertura. E auspica che «illuminati dalla sua Parola e rinvigoriti dalla sua grazia, attraversiamo la soglia di questo tempio santo» entrando «nel tempo della misericordia e del perdono, perché a ogni uomo e a ogni donna sia dischiusa la via della speranza che non delude».