Le parole più belle su Gaudiano (il nome di battesimo è Luca ed è nato a Foggia nel 1991), il vincitore di Sanremo Giovani con Polvere da sparo, le ha scritte sui social il fratello Emilio: «Ieri dopo la tua ultima telefonata, nella quale mi hai detto: “Mi hanno microfonato e sto per uscire” , ti ho iniziato a pensare. Non ho pensato al fatto che stavi per aprire il Festival di Sanremo che sarà ricordato nella storia. Non ho pensato che stavi per esibirti con 12 milioni di persone davanti ai televisori. Non ho pensato alla tua bravura e all’orgoglio immane di vederti lì. No. Ho pensato a tutte le immagini che ho in mente di te nei tre anni di malattia di Papà. Tu che solo con la tua forza riuscivi a sollevarlo, lui che solo da te voleva essere sollevato. Tu che a Milano lo accompagnavi con la carrozzina per fare radioterapia da casa al Besta, lui che solo da te voleva essere accompagnato.
E poi ho pensato a lui, a lui che ha affrontato tutto con dolcezza, serenità e amore per la vita fino all’ultimo secondo. A lui che non piangeva mai, tranne quando la mattina mi mettevo vicino sul letto e gli facevo ascoltare le tue canzoni. Ovviamente ho iniziato a piangere io. Quando ti ho visto scendere le scale non ho visto solo te. Ho visto Papà, ho visto la nostra famiglia, ho visto tutte le persone che hanno sofferto e che stanno soffrendo per chi non c’è più, ho visto la nostra città che era tutta lì con te. L’hai riempito l’Ariston ieri».
La canzone con cui Gaudiano ha vinto, Polvere da sparo, è stata scritta da Gaudiano durante il viaggio in treno che riportava Luca da Foggia, dove il papà Ciro si era appena spento a causa di un tumore, a Milano, la città dove si è trasferito per cercare di sfondare nel mondo della musica. Era stato proprio il papà ingegnere (la madre è un’insegnante di lettere) a regalargli, all’età di 15 anni, la prima chitarra e ad accompagnarlo sempre nelle prime esibizioni. Dopo il diploma, si è trasferito prima a Roma e poi a Milano, pubblicando nel settembre 2020 un 45giri digitale contenente “Le cose inutili” e “Acqua per occhi rossi”
La canzone è un diario emotivo che alterna il rimpianto (“E mi brucia il cuore perché non ti ho detto quanto ti abbia amato per quello che hai fatto. Per come hai lottato coi mulini a vento. Con la forza del tuo cuore fatto di cemento”), la difficoltà nell’accettare il lutto, anche rivolgendosi a Dio (“Se guardo oltre le nuvole io non trovo ragione, Se mi guardo allo specchio vedo te”). E nemmeno le parole di chi gli sta vicino sanno lenire il dolore: «Tutti che parlano e sanno capire come mi sento, sanno cosa dire. La vita è questa non può farci niente. Così come inizia dovrà anche finire. Tu focalizzati sopra i dettagli. Affidati al tempo e non sbagli».
La canzone ha quindi aiutato Guadiano a elaborare il dolore, fino a ieri sera, quando, ritirando il premio, ha aggiunto: «Dedico questa vittoria a mio padre, ci ha lasciati due anni fa ma oggi è qui con me».