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giovedì 12 settembre 2024
 
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Chi è o meglio che cos'è Jeeg Robot

09/03/2018  Andiamo a scoprire a che cosa si riferisce il titolo del film: Lo chiamavano Jeeg Robot.

Chi è Jeeg Robot? Chiedete a un bambino di fine anni Settanta, saprà rispondere senza esitazione ma, prima vi dirà che “chi è?” non è la domanda esatta: bisogna chiedersi che cosa è Jeeg. Jeeg Robot è il protagonista di una serie di cartoni animati giapponesi (anime) in 46 episodi, tratta da un fumetto giapponese di Nagai Go, uno dei principali autori di manga (fumetti giapponesi). La versione giapponese è del 1975-76. L’adattamento italiano è andato in onda per la prima volta su Canale 51/Rete A nell’aprile 1979 con il titolo Jeeg Robot d’acciaio. La serie fa parte del genere robot, uno dei grandi filoni dell’animazione giapponese approdata in Italia a partire da fine anni Settanta. Jeeg è stato il primo “robottone” arrivato al pubblico dei bambini italiani, precedendo di pochi mesi il Grande Mazinga, diffuso su Canale 5 nel dicembre del 1979.

La trama e i simboli

Pur complesso come trama, come tutti gli anime giapponesi, anche Jeeg corrisponde allo schema delle serie analoghe: il giovane Hiroshi per una serie di complicate vicende viene investito della responsabilità di difendere, in una guerra tra robot, il mondo da una minaccia esterna, in questo caso un antico popolo malvagio ibernato nella roccia e pronto a riemergere grazie alle iscrizioni conservate su una campana, rinvenuta dal padre di Hiroshi durante uno scavo archeologico.

Come sempre, il giovane protagonista umano guida (fisicamente e metaforicamente) la testa del robot, che per il resto è un assemblaggio spettacolare di parti diverse che si combinano, al momento di andare in missione, a formare un corpaccione di guerriero robotico antropomorfo. Per fare questo, e arrivare a salvare il mondo, il giovane affronta (in squadra con altri, tra loro la giovane Miwa, e potendo contare sulla saggezza antica lasciata in eredità dal padre) prove difficili e rischiose, che chiamano in causa il senso del sacrificio che rimanda all’etica dei samurai in cui gli storici del genere ravvisano il riferimento, in un romanzo di formazione (gli anime anche diversissimi lo sono quasi sempre), alla faticosa educazione dei giovani giapponesi.

La guerra è una sequenza di esplosioni, ed è intrisa del rischio che il nemico disponga di armi definitive, con ogni probabilità retaggio del timore ancestrale del popolo giapponese che aveva vissuto da poco il trauma di Hiroshima e Nagazaki, ricordo che non impedì agli adulti italiani dell’epoca di preoccuparsi per l’intrinseca violenza del prodotto proposto ai loro bambini. (Per il dibattito dell’epoca vedi l’approfondimento sui 40 anni della Generazione Goldrake).

Il valore della conquista, per il giovane Hiroshi, inizialmente ragazzino sportivo un po’ scapestrato vestito un po’ alla Elvis Presley, non è soltanto la salvezza del pianeta e dell’umanità, ma l’acquisizione della maturità e della saggezza dell’età adulta.

 
 
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