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giovedì 12 settembre 2024
 
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Chi era Peppino Impastato

09/05/2018  La militanza politica e la la lotta alla mafia del poeta e giornalista di Cinisi, ucciso il 9 maggio 1978.

Giuseppe Impastato nacque  a Cinisi (Palermo) il 5 gennaio 1948 in una famiglia mafiosa. Il padre Luigi durante il conflitto mondiale aveva trascorso tre anni al confino proprio per il suo coinvolgimento nella malavita organizzata. La madre, Felicia Bartolotta, mostrò sempre ostilità nei confronti delle attività del marito. Peppino fu molto colpito dalla morte dello zio, il boss Cesare Manzella, che nel 1963 fu fatto saltare in aria nella sua auto imbottita di tritolo. Il ragazzo, allora quindicenne, realizzò la vera natura della sua famiglia e il significato dei valori omertosi che il padre gli aveva trasmesso sin dall’infanzia. Per il suo atteggiamento entrò in forte contrasto con il padre, che lo allontanò da casa. Nel 1965 fondò il giornalino “L'Idea socialista”, in cui prese posizione con un duro articolo contro la mafia che la madre, preoccupata per le conseguenze, lo scongiurò di non pubblicare. Aderì al neonato Psiup, Partito Socialista Italiano di Unità Proletariae. Influenzato dal pensiero di Danilo Dolci, partecipò alla sua Marcia della protesta e della pace  nel 1967. Dal 1968, l’anno della rivolta studentesca, militava nei gruppi di Nuova Sinistra. Si schierò dalla parte dei contadini le cui terre erano state espropriate per la costruzione della terza pista dell'aeroporto di Palermo, ma anche dei lavoratori edili e dei disoccupati. Influenzato anche dalla frequentazione con Mauro Rostagno, nel 1975 costituì il gruppo "Musica e cultura", che svolgeva attività culturali, punto di riferimento per i ragazzi del paese. Il circolo si occupava di ambiente, di campagne contro il nucleare e di emancipazione femminile attraverso cineforum, musica, teatro, dibattiti. Nel 1977 fondò "Radio Aut", radio libera autofinanziata, con cui denunciava i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, e in primo luogo del capomafia Gaetano Badalamenti (da lui beffardamente definito “Tano seduto”), che avevano un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di droga, attraverso il controllo dell'aeroporto. Il programma più seguito era "Onda pazza", trasmissione satirica con cui sbeffeggiava mafiosi e politici.  Nel 1978 si candidò come consigliere comunale nella lista di Democrazia Proletaria e alla vigilia delle elezioni, nella notte tra l'8 e il 9 maggio, venne assassinato. Lo stesso giorno del ritrovamento del corpo di Peppino, a Roma venne rinvenuto anche il corpo del presidente della Dc Aldo Moro. Gli elettori di Cinisi scelsero simbolicamente di indicare il suo nome che risultò quindi tra gli eletti al consiglio comunale. La sua morte fu frettolosamente archiviata come suicidio avvenuto nel corso di un attentato terroristico. Era stata infatti organizzata una messa in scena, e il suo corpo era stato fatto saltare con un carico di tritolo sui binari della ferrovia Trapani-Palermo. Grazie alla tenacia della madre Felicia e del fratello Giovanni, nel 1984 fu riconosciuta la matrice mafiosa dell’omicidio, ma il caso fu archiviato nel 1992 (l’anno del doppio attentato a Falcone e Borsellino). Nel 1994 il Centro di documentazione di Palermo dedicato a Peppino Impastato presentò la richiesta di riapertura del caso, accompagnata da una petizione popolare, chiedendo di interrogare il nuovo collaboratore di giustizia Salvatore Palazzolo, affiliato alla cosca mafiosa di Cinisi. Badalamenti fu indicato come il mandante dell’omicidio, successivamente estradato dagli Stati Uniti, e l’11 aprile  2002 fu condannato all’ergastolo.
    

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