Spartaco, diventato celebre soprattutto grazie al film di Stanley Kubrick interpretato da Kirk Douglas, è un personaggio storico realmente esistito nato in Tracia, sulle rive del fiume Strimone (l'odierno fiume Struma, in Bulgaria), tra il 111 ed il 109 a.C. circa, da una famiglia di pastori. Dapprima fece anche lui il pastore, ma poi decise di arruolarsi nell'esercito romano, con cui combatté in Macedonia col grado di milite ausiliario. Spartacus non era il suo vero nome, bensì un soprannome; forse una latinizzazione di Sparadakos ("famoso per la sua lancia") o di Spartakos (che poteva forse indicare un particolare luogo della Tracia o il nome di un qualche leggendario sovrano della regione) o, ancora, come un possibile riferimento alla città-stato greca di Sparta, la città guerriera per antonomasia. antico.A causa della ferrea disciplina romana e del razzismo di cui fu vittima decise di disertare e fuggire. Egli però venne catturato, giudicato disertore e condannato, secondo la legge militare romana, alla riduzione in schiavitù. In seguito, intorno al 75 a.C., fu destinato a fare il gladiatore; Spartaco, infatti, venne venduto a Lentulo Batiato, che possedeva una scuola di gladiatori a Capua. Fu obbligato a combattere all'interno dell'anfiteatro campano contro belve feroci e contro altri. Esasperato dalle condizioni inumane che Lentulo riservava a lui e agli altri gladiatori in suo possesso, decise di ribellarsi nel 73 a.C. scappò con altri 70 gladiatori fino al Vesuvio. Sulla strada che portava alla montagna i ribelli si scontrarono con un drappello di soldati. Benché armati di soli attrezzi agricoli e di coltelli e spiedi rimediati nella mensa e nella caserma della scuola gladiatora, Spartaco e i suoi riuscirono ad avere la meglio. Una volta neutralizzato il nemico, i ribelli depredarono dei loro armamenti i cadaveri dei soldati romani caduti e si diressero ai piedi del vulcano in cerca di un rifugio. Spartaco fu poi eletto a capo del gruppo di ribelli assieme ai galli Enomao e Crixus.
Il Senato romano inviò, in rapida successione, due pretori in Campania con l'ordine di reprimere la rivolta. Glabro arruolò 3.000 legionari, uomini però inesperti e non addestrati. Quando Glabro cinse d'assedio la posizione sulla quale si erano asserragliati Spartaco e i suoi, quest'ultimi, approfittando dell'oscurità, riuscirono ad aggirare l'accerchiamento senza che le sentinelle romane se ne accorgessero, per cui riuscirono addirittura a circondare l'accampamento romano e, forti dell'effetto sorpresa, l'attaccarono, sterminando gran parte dei legionari. Questo successo militare ottenuto grazie all'esperienza militare di Spartaco e alla sua sagacia tattica fece accorrere tra le sue file un enorme numero di schiavi fuggitivi, pastori e contadini poveri dei dintorni del Vesuvio, che riuscirono a sconfiggere altre legioni romane. Il successo militare più eclatante ottenuto dai ribelli fu quello conseguito contro il pretore Publio Varinio e i suoi legati propretori, Furio e Cossinio: Spartaco non si limitò a sconfiggere i soldati, ma riuscì anche a impadronirsi dei cavalli, delle insegne delle legioni e dei fasci littori del pretore. Spartaco e suoi uomini si diressero verso Sud in direzione di Cuma,. I ribelli spartachisti riuscirono a svernare, tra il 73 ed il 72 a.C., completamente indisturbati. Tuttavia, il seme della discordia cominciò a serpeggiare anche nel campo di Spartaco, poiché i ribelli Galli e Germani, capeggiati da Crisso ed Enoma, volevano riprendere l'offensiva contro le legioni romane, mentre Spartaco era contrario. In Lucania e in Calabria contro gli ordini di Spartaco, i ribelli Galli e Germani si abbandonarono a ogni sorta di violenza, saccheggio e devastazione: interi villaggi bruciati, donne stuprate e assassinate, bestiame depredato.
Nel 72 a.C. sembrò che il Senato cominciasse a prendere sul serio la rivolta spartachista e deliberò pertanto che i consoli schiacciassero la rivolta una volta per tutte. Mentre Spartaco proseguì la sua marcia verso settentrione, Crisso, con una maggioranza di ribelli gallici e germanici ai suoi ordini, si distacco dal suo gruppo e scese in Apulia (l'odierna Puglia), ma ivi fu sconfitto da Publicola nella battaglia del Gargano dove lo stesso Crisso fu ucciso. Spartaco non si intimorì alla notizia della morte dell'alleato, anzi, riuscì a sconfiggere nuovamente le truppe romane,
Dopo questa vittoria, Spartaco si mosse verso nord con i suoi uomini (circa 120.000). Spartaco ebbe la meglio anche sul governatore della Gallia cisalpina nei pressi di Mutina (l'attuale Modena), sbaragliando il suo esercito di 10.000 uomini.
Spartaco si diresse in Lucania, dove riarmò il suo esercito, attraverso razzie e saccheggi, e si scontrò nuovamente con i Romani che furono ancora una volta sconfitti. Spartaco non riuscì a sbarcare in Sicilia e Crasso ordinò la creazione di un grande muro nella parte più stretta che separava il mar Ionio dal mar Tirreno, in prossimità dell'istmo di Catanzaro, protetto da un fossato molto largo e profondo, che, tagliando da mare a mare la Calabria bloccasse Spartaco e non facesse arrivare rifornimenti di alcun genere alle sue truppe. Spartaco decise di forzare il blocco, facendo attraversare le sue truppe in un punto delle opere di difesa che era stato neutralizzato. Sfondato il blocco, Spartaco si diresse verso l'Apulia, secondo alcuni perché da lì voleva salpare alla volta della Tracia, secondo altri perché voleva far insorgere gli schiavi della provincia ed inglobarli quindi nelle fila del proprio esercito. Crasso, in tutta risposta, lo attaccò alle spalle, ma il capo ribelle riuscì, seppur con non poca difficoltà, a sconfiggerlo nella battaglia di Petilia. Tuttavia, a causa della stanchezza dei suoi uomini, Spartaco non poté sfruttare al meglio il suo successo, avvenuto nel gennaio del 71 a.C., anche perché l'esercito romano, ora numeroso e ben armato, costrinse il Trace prima alla fuga verso Brindisi e poi alla ritirata, ancora verso la Lucania. Durante lo scontro decisivo, il Trace sarebbe andato personalmente alla ricerca di Crasso per affrontarlo direttamente; non riuscì a trovarlo ma si batté con grande valore, uccidendo anche due centurioni che lo avevano attaccato. Poi circondato dai legionari venne «massacrato di colpi» e morì combattendo fino alla fine. Il suo corpo non sarebbe stato mai ritrovato.
Secondo una leggenda popolare, Spartaco non venne riconosciuto ma fu catturato e venne crocifisso insieme agli altri prigionieri (come si mostra nello Spartacus di Stanley Kubrick) sorte che effettivamente tocco a una gran parte dei prigionieri.