Pistorius: stritolato da un regolamento di conti?
Ci vuole un pò di pazienza ma alla fine il disegno del puzzele potrebbe avere un senso. Dopo le udienze dei giorni scorsi per l'omicidio di Reeva Steenkamp, che hanno visto Oscar Pistorius accusato di omicidio premeditato (che comporta l'ergastolo) senza prove, ma sulla base di labili indizi, il fumo si dirada, e finalmente si comincia, se non a capire, almeno sospettare che ci sia qualcosa dietro una vicenda che ha coinvolto tutti i media e, di conseguenza, l'opinione pubblica, del pianeta.
E' vero: Pistorius, biamputato, atleta olimpico e paraolimpico, entrato nella storia come il primo atleta svantaggiato a competere con normodotati, un simbolo per milioni di persone, ha sparato, e i suoi proiettili hanno ucciso. E' morta la sua fidanzata Reeva Steenkamp, nota modella di 30 anni. Lui, che non è fuggito nè ha compiuto alcuna zione per sottrarsi al giudizio, sostiene di aver sparato non per ucciderla, ma cercando di colpire quello che credeva fosse un intruso nascosto dietro la porta del bagno di casa. Una azione in ogni caso scriteriata, ma secondo lui dettata dal panico, in un paese, popolato quanto l'Italia, dove 50 persone vengono uccise ogni giorno in azioni criminali e altre 50 vengono ferite. circa 36.000 all'anno, una vera guerra. Ma nessuno gli crede.
L'accusa sostiene invece che Pistorius ha programmato il delitto nelle ore precedenti e ha ucciso volontariamente la ragazza. Solo che all'udienza per la cuazione le prove dell'accusa non reggono e non convincono e Pistorius resta indagato perché "la sua versione non è attendibile".
L'accusa
A sostenere l'accusa il pubblico ministero più famoso del Sud Africa, Gerry Nel, punta di diamante della NPA, la Procura Nazionale sud africana. Perché è stato incaricato di seguire il caso prorpio questo prestigioso pubblico ministero? Per il fatto che da un lato Pistorius è una star mondiale e dall'altro perché durante le indagini fonti investigative (della polizia) hanno "soffiato" ai giornali di tutto il mondo dettagli e particolari scabrosi che hanno scatenato indignazione, aperta condanna e diffusa ostilità nei confronti dell'accusato. Una attività estesa e continuata al punto che un eventuale rilascio su cauzione (l'oggetto delle udienze dei giorni scorsi) avrebbe potuto accendere un caso politico (come è avvenuto), addirittura proteste e incidenti. Sulla tragedia di Oscar e Reeva, sia che si tratti di un incidente o che ci si trovi di fronte a un delitto volontario e premeditato, (comunque siano andate le cose), pare essersi innestato un regolamento di conti all'interno del sistema giudiziario sud africano, con connotati politici tali da stritolare, più di quanto non possano esserlo in base ai fatti, i protagonisti.
Ma andiamo con ordine.
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Le notizie "amministrate" alla stampa
La notte del 14 febbraio si consuma la tragedia. Per ore viene solleticata ad arte la curiosità della stampa mondiale. Si comunica che una donna è stata uccisa, a un certo indirizzo di Pretoria, e che un uomo di 26 anni è stato fermato. Non vengono fatti i nomi né di Pistorius né della Steenkamp, ma l'indirizzo è arcinoto, è quello di Pistorius, che ha appunto 26 anni. Non viene data nessuna conferma per ore e ore col risultato di amplificare la portata mediatica del caso al massimo livelo possibile. Una manipolazione dei media? Si moltiplicano gli interrogativi e l'attesa di conferme ufficiali, col passare delle ore, divente febbrile. C'è la corsa a chi darà per primo la notizia per certa. Poi, finalmente la conferma arriva, col risultato di "duplicare la notizia": prima le indiscezioni e le supposizioni senza conferma, gli interrogativi, poi la conferma. Una operazione di News Management da manuale? In questo modo nel giro di poche ore il caso Pistorius è divento la notizia da prima pagina in tutto il mondo.
Dettagli falsi e davastanti
"Fonti investigative", nei giorni immediatamente successivi, snocciolano ai media dettagli che dipingono un Pistorius mostro, senza scampo giudiziario e morale: una campagna di stampa senza precedenti. Altro che errore. Altro che panico, "Pistorius è un mostro, un violento con le donne", "alcolista", "usa steroidi anabolizzanti che scatenano l'aggessività", ha usato "una mazza da cricket insanguinata" per "sfondare il cranio della ragazza per poi spararle in testa e nascondere così le tracce dell'aggressione". C'è stata una lite: "urla infinite e poi gli spari". Pistorius, "è un falso, ha imbrogliato nella carriera sportiva, è dopato, deve restituire le medaglie". "Trovati aghi, siringhe e ormoni proibiti in casa dell'atleta". "Ha precedenti per violenza". "Trovata una pistola calibro 38 illegale in casa sua". Pistorius "ha iniziato a sparare in camera da letto e ha, poi, inseguito fino nel bagno la ragazza ferita per finirla col colpo di grazia".
Una attività di disinformazione che prosegue anche dopo la concessione della cauzione a Pistorius. Così, mentre Time dedica la copertina del numero celebrativo del suo 90° anniversario al caso dell'atleta sud africano (con un ampio servizio del direttore che sottolinea come la diffusione e l'uso delle armi da fuoco siano una tragica realtà senza pari in SA), scoppia l'ennesimo falso scoop. Il quotidiano USA National Enquirer scrive, ripreso subito dai media tutto il mondo, che la modella, subito prima di essere uccisa, ha rivelato di aspettare un bambino durante la discussione con il compagno, che l’accusava di tradirlo. Sarebbe questo il movente del delitto; citando una fonte vicina all’inchiesta in corso in Sudafrica.
Tutto falso
Naturalmente la notizia è falsa (l'autopsia non ha rivelato niente del genere).
E' in queste stesse condizioni (con giorni e giorni di prime pagine di giornali e tv in tutto il mondo) che si arriva all'udienza per la cauzione. La pressione dell'opinione pubblica, naturalmente è fortissima, al punto che, nel caso venga concessa la libertà su cauzione a Pistorius, si paventano scontri di piazza e il movimento femminile dell' ANC, il partito al potere in Sud Africa, chiede una severità esemplare contro Pistorius, minacciando proteste clamorose, collegando il delitto alla violenza contro le donne (diffusissima in Sud Africa), paventando uno scandalo politico se ci saranno dei favoritismi dovuti alla notorietà dell'imputato. Insomma un putiferio. Così, cone naturale conseguenza della situazione, in udineza l' ANP (la procura nazionale) è rappresentata dal pubblico ministero più famoso del Paese, Gerry Nel (il Falcone sud africano).
In Sud Africa le cose non stanno come in Italia: i pubblici ministeri non controllano le indagini della polizia che a livello investigativo è autonoma è dipende dal governo.
L'inchiesta Pistorius è stata condotta da Hilton Botha, da 25 anni nella Polizia Nazionale sudafricana. Gli elementi forniti dalla polizia al pubblico ministero sembrano inattaccabili e quindi Nel presenta una imputazione di "omicidio premeditato" che non prevede il rilascio su cauzione. La Polizia sud africana, nonostante Botha non sia il responsabile dell'inchiesta ma sottoposto a più qualificati superiori (come sarà poi sottolineato dal giudice Desmond Nair che lo qualificherà "soltanto come il primo ufficiale di polizia giunto sul luogo") lo designa a testimoniare in aula.
E' così che le accuse, soffiate alla stampa nei giorni precedenti, forse allo scopo di gonfiare e connotare il caso, si rivelano false. In modo disarmante una a una vengono smontate dalla difesa e Botha concorda, praticamente punto per punto, con le ammissioni che l'avvocato di Pistorius gli chiede di fare, fino al punto di ammettere che nell'inchiesta non esiste alcun elemento che contrasti con la versione di Pistorius e di aver inquinato la scena del crimine. Viene persino a cadere l'ultima barriera che impedisce la concessione della ibertà provvisoria: il pericolo di fuga. Pistorius ha una casa in Italia. Botha dice di saperlo solo per averlo letto su un giornale. Alla prima pausa uno degli assistenti di Nel confida a un giornalista inglese: "siamo in un mare di guai " .
Chi ha incastrato Gerry Nel ?
Nel è così incastrato tra la pressione dell'opinione pubblica, quella del governo e della politica, quella dei media (che per giorni hanno dipinto Pisotrius come un mostro sanguinario) e una indagine della polizia che non sta in piedi e che lo stesso autore delle indagini, testimoniando sotto giuramento, non ha difeso in alcun modo dimostrando una imperizia e una incompetenza disarmanti, oltre i limiti del credibile. Ma il colpo di grazia al prestigio di Nel deve ancora arrivare. La polizia sud africana ha mandato Botha allo sbaraglio? Possibile che il poliziotto affossi così una carriera venticinquennale chiedendo una imputazione per omicidio premeditato senza alcuna prova concreta? Senza un movente? Possibile che l'esperto poliziotto non si sia reso conto che il caso era debolissimo trascinando lo Stato, e il suo rappresentante Nel, verso una sicura sconfitta e la concessione della libertà su cauzione che, stanti le notizie diffuse al pubblico, apparirà incomprensibile? Ma non è finita, perché il giorno successivo arriva il colpo di grazia al prestigio del pubblico ministero. Salta fuori che Botha è alla vigilia di un processo in cui è imputato a sua volta di sette tentati omicidi per aver sparato, assieme a un collega, pare essendo ubriaco, al volante di una macchina della polizia, contro un pulmino con a bordo sette persone. Il portavoce della polizia, Nevile Malila, lo rivela ai giornali spiegando che in un primo tempo le accuse a carico del principale accusatore di Pistorius erano cadute. «Soltanto il 20 febbraio abbiamo appreso che sono state ripristinate». Quando? il 4 febbraio, dieci giorni prima del delitto Pistorius. Insomma quando si è seduto in tribunale per testimoniare, Botha, era già in un mare di guai, carriera finita, credibilità pari a zero. E' un altro colpo per Gerry Nel che in apertura di udienza chiede di mettere a verbale di non aver saputo della condizione di Botha che, nel frattempo, viene ufficialmente defenestrato dal caso con una spettacolare conferenza stampa del capo della polizia, una istituzione che di certo non ignorava la condizione del poliziotto, e che ha omesso di informare Gerry Nel.
Colpi bassi a Pretoria e il caso Selebi
E' certo che da tempo tra la polizia nazionale sudafricana e Gerry Nel non corre buon sangue in conseguenza dello scioglimento del " Directorate of Special Operations" (denominato Scorpions" - una sorta di FBI o Dia, specializzato nel contrasto alla criminalità organizzata, indipendente dalla polizia e diretto dalla NPA di cui Nel è la più nota espressone ) e del clamoroso caso Selebi.
Jackie Selebi è stato un dirigente di primo piano dell’African National Congress (ANC, il partito di Mandela, al potere in Sudafrica) fin dai tempi della lotta contro l’apartheid, un eroe nazionale, considerato vicino all’ex presidente Thabo Mbeki. Selebi, come capo della polizia, è stato tra coloro che hanno voluto lo smantellamento dell'unità di indagine d'elite conosciuta come gli Scorpions, che sotto la guida del NPA, è stata protagonista di indagini clamorose su alcuni dei più grandi crimini del Paese tra cui una sconvolgente indagine proprio sul capo della polizia, lo stesso Selebi.
Selebi, aveva sostenuto che avere un corpo d'elite separata dalla polizia pregiudicava la lotta contro la criminalità e che i suoi ufficiali erano collusi con agenzie di intelligence occidentali intenzionate a minare la sovranità del Sudafrica. Selebi, oltre che capo della polizia, nel 2004 è stato nominato presidente dell’Interpol e proprio Gerry Nel, tre anni fa, nel 2010, ha ottenuto la sua destituzione e una condanna a 15 anni per corruzione (ormai definitiva): intascava mazzette dal mafioso e trafficante di droga Glenn Agliotti per informarlo sulle indagini in corso. Uno scandalo internazionale di grande portata che ha distrutto il prestigio internazionale della polizia sudafricana. La sentenza di colpevolezza e’ stata salutata dalla Procura nazionale (Npa) come una dimostrazione ”della corretta amministrazione della giustizia” nel Paese.
Insomma Pistorius forse ha ucciso per errore o forse no.
A stabilirlo, salvo rinvii, dovrebbe essere il processo che inizierà a giugno, ma, di certo, per il momento è anch'esso vittima di un regolamento di conti all'interno del potere giudiziario e politico sudafricano, di cui le accese discussioni tra rappresentanti della polizia e pubblici ministeri, durante le udienze del processo per la cauzione a Oscar Pistorius, sono la miglior testimonianza.