Ama i paradossi. E anche questa volta non s’è smentita. A parole Torino s’è ben guardata dal bocciare il lavoro di Piero Fassino che ha ricevuto apprezzamenti da un po’ tutte le parti in gioco. Nei fatti, però, ha mandato a casa il suo (ormai ex) primo cittadino senza tanti complimenti. Di più: Torino ha chiuso un ciclo avviato 23 anni fa, con il primo mandato del cattolico Valentino Castellani, un ingegnere esperto in elettronica, prorettore del Politecnico, una candidatura – la sua – frutto della mobilitazione di varie anime della città (quella dotta, universitaria; quella operaia, postcomunista; quella impegnata nel sociale, di matrice cristiana) preoccupate dall’improvviso sgretolarsi della Prima Repubblica.
Questa tornata elettorale ha cancellato un’epoca.
Terza donna sindaco (dopo la socialista Maria Magnani Noya e la repubblicana Giovanna Cattaneo Incisa), Chiara Appendino ha sovvertito i pronostici costringendo Fassino ad andare al ballottaggio e poi sorpassandolo alla grande. E’ finita con lei al 54,56 per cento (il che tradotto in consensi significa 202.764 voti) contro il 45,44 per cento di Piero Fassino (168.880 voti).
Nata a Moncalieri, alle porte di Torino, il 12 giugno 1984, Appendino è figlia della buona borghesia imprenditoriale. Suo papà Domenico è vicepresidente esecutivo di Prima Industrie, macchinari laser, il cui presidente, Gianfranco Carbonato, guida Confindustria Piemonte. Laureatasi alla Bocconi in Economia internazionale e management, vanta una specializzazione in pianificazione e controllo di gestione aziendale. Ha insomma uno spessore culturale di tutto rispetto, ben lontano da quello di certi esponenti più “ruspanti” e “naïf” del Movimento 5 Stelle. Chiara Appendino parla correttamente inglese, tedesco, francese e conosce anche un po' di spagnolo.
Dal settembre 2007 al gennaio 2010 ha lavorato con responsabilità crescenti nel settore amministrativo della Juventus, squadra di cui è anche tifosa. Sposata con Marco Lavatelli (cinque mesi or sono i due hanno avuto una figlia, Sara), è andata a lavorare con lui nell’azienda di famiglia, che produce oggetti per la casa Al Movimento 5 Stelle si è avvicinata nel 2010. Nel 2011 è diventata per la prima volta consigliera comunale risultando la grillina più votata con 623 preferenze. Per cinque anni ha condotto un'opposizione durissima alla giunta Fassino. A queste elezioni, l’Appendino s’è presentata come la candidata 'anti-sistema', in grado di scardinare con la meritocrazia quella rete di relazioni di potere di cui ha spesso accusato il centrosinistra. «Lei si segga su questa sedia e vediamo se sarà capace di fare quello che auspica», l'aveva apostrofata un esasperato Piero Fassino durante un Consiglio comunale. Detto, fatto. Al ballottaggio Appendino è arrivata senza apparentamenti: «niente poltrone in cambio di voti, saremo nelle piazze con le persone a fianco delle persone», aveva affemrato a caldo, ottenendo comunque alcuni appoggi più o meno ufficiali da alcuni candidati del centrodestra. Di lei dicono che sia una grillina anomala. Poco incline a “spararla grossa”. E, quel che più conta sotto la Mole, abbastanza indipendente. Ha fatto scalpore, ad esempio, quanto dichiarato a La7 dal candidato sindaco del Pd di Roma, Roberto Giachetti, che ha svelato come l’Appendino, a differenza della Raggi, «non ha firmato un contratto in funzione del quale a decidere sarà uno staff anonimo. La Raggi l’ha firmato e c'è anche una penale di 150 mila euro. L'Appendino, no».
Poco s’è ancora detto e scritto dei rapporti tra l’Appendino e il mondo cattolico torinese. Il settimanale diocesano la Voce del popolo l’ha intervistata pochi giorni fa, chiedendole in particolar modo come avrebbe pensato di muoversi, in caso di vittoria, circa la famiglia e la scuola. «Ci proponiamo di dare alle persone strumenti concreti per giocare un ruolo attivo nell’esercizio dei loro diritti fondamentali: diritto al cibo, alla casa, all'educazione, alla salute, alle pari opportunità», aveva risposto Chiara Appendino. «Non tutto è tra i poteri di un sindaco ma un sindaco è anche una voce che porta all'attenzione dei livelli politici più alti le esigenze del territorio. Ci impegneremo nella revisione dell’applicazione dell’Isee per l’accesso agli aiuti da parte di chi ne ha davvero diritto, ma anche per creare più punti di ascolto e, nell’ambito della riorganizzazione della macchina comunale, ci proponiamo di migliorare l’accessibilita alle abitazioni pubbliche. Nel mio programma ho inserito il tema del mutuo aiuto, delle abitazioni temporanee per far fronte alle emergenze. La famiglia deve essere un interlocutore dell’amministrazione, come pure gli anziani soli, i disabili che non sono più inseriti in un contesto familiare per ragioni anagrafiche, gli studenti fuori sede». E ancora: «Le scuole paritarie hanno la medesima dignità delle scuole pubbliche. Crediamo che l’offerta complessiva di servizi sia una integrazione di tutto ciò che nel territorio riesce a rispondere ai bisogni delle famiglie. Il Comune ha una competenza specifica solo nella fascia 0-6 e su questa dovrebbe concentrare le proprie risorse. Sappiamo bene, infatti, che un corretto inserimento scolastico, accompagnato da percorsi costruiti con una modalità collaborativa con i soggetti educativi torinesi, sia un investimento sul futuro della nostra città. Resta l’annoso problema della certezza delle risorse e della puntualità dei pagamenti da parte della città ai gestori. Abbiamo un progetto di riorganizzazione della macchina comunale che, siamo certi porterà, a regime, uno snellimento burocratico».
Lo tsunami politico ha colto Torino tra due importanti festività religiose e civili. Lunedì 20 giugno si festeggia la Madonna Consolata, patrona della città: la processione sosta davanti al Municipio dove normalmente il sindaco aspetta con tanto di fascia tricolore addosso. Venerdì 24 giugno è San Giovanni, il santo patrono. In vista di questa celebrazione l’arcivescovo, monsignor Cesare Nosiglia, rivolge un messaggio alla sua gente. Da parte della Chiesa un modo per elencare priorità, offrendo (e chiedendo) collaborazione. Bisogna vedere se e come l’Appendino intende rispondere, dalla scelta degli assessori all’individuazione delle cose da fare.