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Rispondere con empatia al problema del dolore

14/10/2021  La risposta cristiana deve poter congiungere empatia, presenza, logica e “provocazione”. La riflessione del teologo Robert Cheaib

Abbiamo visto nella puntata precedente come alcune risposte esplicative del male non siano sufficienti. A un genitore il cui figlio o figlia è morto sotto le macerie della residenza degli studenti all’Aquila non serve a nulla spiegargli che il “male” naturale non è un male, ma semplicemente un fenomeno naturale “a-morale”. Una risposta “geologica” anche se è logica non restituisce la stabilità a chi ha visto la terra inghiottire chi gli è più caro. Quel genitore ha subito un male troppo grande per essere rasserenato da una risposta teorica o scientifica. Ciò che gli serve non è una spiegazione, ma un possibile senso. È tutto finito? Mio figlio o mia figlia sono tornati nel nulla da cui sono partiti? Perché a loro e non ad altri? Anzi, perché a loro e non a me, avrei dato la vita per il frutto del mio amore, perché la vita senza di lui/lei non è più vita? Come deve essere la risposta cristiana in un tale contesto? Al pari della risposta “geologica”, quella “teologica” non deve rimanere astratta. I parametri della risposta cristiana devono congiungere empatia, presenza, logica e “provocazione”. Innanzitutto l’empatia: non possiamo dare al dolore una risposta insensibile e apatica. Poi la presenza, che non deve limitarsi alla presenza per il momento della risposta, ma assumere l’altro per quanto possibile. Tante volte le persone non hanno bisogno di risposte, ma di ascolto. Non hanno bisogno di parole, ma di un silenzio presente. La logica. Sì, dopo e assieme all’empatia e alla presenza, bisogna dare una risposta. La risposta cristiana sarebbe incomprensibile se tutto dovesse concludersi su questa terra. Questa terra non è il regno di Dio, non è la pienezza. La giustizia non ha residenza permanente su questa terra. Anzi, l’ingiustizia prevale e i conti su questa terra non tornano. Senza il mistero pasquale, questa terra sarebbe a volte una infernale valle di lacrime. Senza l’Aldilà, l’aldiquà è tante al di sotto del livello di decenza. Per questo è importante aprirsi alla provocazione, non tanto provocando, ma sostando insieme davanti alla provocante risposta di Dio al dolore: Gesù Cristo, crocifi­sso e risorto. E hai ragione a vedere in questa risposta una pietra di scandalo. Lo rimarrà finché non ne fai la pietra angolare della tua esistenza, la prospettiva delle tue gioie e dei tuoi dolori.

 
 
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