Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
lunedì 07 ottobre 2024
 
Chiedilo a Credere
 
Credere

«Vorrei non portare rancore verso mio padre...»

11/11/2021  A volte la migliore riconciliazione è una “buona” distanza: vicini nella preghiera... pur a distanza. La riflessione del teologo Robert Cheaib

Ho ricevuto nelle settimane scorse un messaggio da un giovane che sta riscoprendo la fede e vuole, di conseguenza, avere una vita in sintonia con il Vangelo. Tra i problemi contro cui combatte in questo momento, mi racconta, che quello più duro è il rapporto con suo padre. Un papà - mi dice - che è stato spesso assente e che, quando era presente era peggio, perché era violento, dominatore e manipolatore. Insomma, data la complessità della situazione e il carico emotivo “atavico”, il nostro lettore confessa di far fatica a vivere una riconciliazione e mi chiedeva come riuscire a vivere la fede e ad essere degno di ricevere l’Eucaristia se non riesce ad andare oltre il passato. Dato che si avvicina il tempo d’Avvento, e ci prepariamo a celebrare il memoriale della nascita del Principe della pace, penso sia opportuno riflettere su questo tema tanto concreto. Per questo, mi permetto di condividere con voi alcuni elementi del messaggio che ho inviato al giovane in questione. Gli scrivevo: «Sulla questione di tuo padre, capisco la grande delicatezza del tema e il tuo timore di trovarti» (lo sto riformulando con parole mie) «in uno stato ostinato di errore/peccato. Ebbene, è fondamentale distinguere fra rancore o odio da un lato e fra una legittima presa di distanza nei confronti di una persona che ci ha fatto male e che non intende cambiare. «Ciò che ti consiglio è un sano equilibrio tra protezione di te stesso e liberazione del tuo cuore. Non ti è richiesto di fare il posto fisso per prendere schiaffi, ma non ti farà nemmeno bene mantenere il rancore. «Ora ti chiederai, come non avere rancore? Certamente non si tratta di non “sentire” sentimenti negativi. Il sentire è difficilmente controllabile e non è il controllo dei sentimenti che ci chiede il Signore. Gesù ci invita a gesti concreti. Non portare rancore è proprio un gesto concreto. Per darti qualche esempio, puoi cominciare, se non lo hai mai fatto prima, a pregare per tuo papà. E a non parlare male di lui. E, per quanto possibile (e per quando vedi il momento opportuno), cercare di ricucire». A volte – siamo realisti! – la migliore riconciliazione è una buona distanza. Vicini nella preghiera, ma per il bene di tutti a una buona distanza.

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo