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Chi pregare nella pandemia?

22/04/2021  Davanti all’immagine di Maria Salus infirmorum ho sentito grande conforto. La riflessione del teologo Gaetano Piccolo

Durante questi mesi flagellati dalla presenza del virus, si sono moltiplicate, per fortuna, anche le iniziative di preghiera. Ci siamo anche ricordati di tutte quelle figure di santi che hanno affrontato con coraggio la malattia o che hanno offerto la loro vita proprio per soccorrere i malati. Mi è capitato per esempio di vedere parrocchie che hanno esposto alla venerazione dei fedeli la statua di san Luigi Gonzaga, morto giovane proprio per soccorrere i malati nel Seicento, o quella di san Rocco, che mostra sul suo corpo il bubbone della peste. Penso che tutti noi sacerdoti siamo stati interpellati dai fedeli che ci chiedevano quale santo invocare per chiedere la liberazione da questo virus. Per me, una bella scoperta di questi mesi, è stato l’incontro del tutto casuale con l’immagine di Maria Salus infirmorum (“salute degli infermi”) che si trova nella chiesa di Santa Maria Maddalena in Campo Marzio a Roma. Mi piace questo titolo dato a Maria, perché quella parola salus può essere tradotta non solo come “salute del corpo”, ma anche come “salvezza”. E credo che in questi mesi abbiamo fatto l’esperienza non solo di essere malati nel fisico, ma anche di avere un profondo bisogno di essere sostenuti e incoraggiati nello spirito. L’immagine di Maria Salus infirmorum è probabilmente del Cinquecento, di autore ignoto. Lo stile riprende le icone greco-bizantine, ma se ne distingue per i tratti molto umani e delicati della Madonna e del bambino. Un particolare che suscita in me molta tenerezza è che insolitamente la mano sinistra della Madonna sfiora la mano del bambino, in un delicato gesto di comunione. Davanti a questa immagine ho sentito grande conforto e ho ripensato a come anche il Vangelo ci rassicuri circa l’intercessione di Maria per noi. Mi viene per esempio come Maria alle nozze di Cana si accorga che manca il vino necessario per la festa di una coppia di sposi. E con determinazione e immediatezza interviene per chiedere a Gesù di non lasciare quegli sposi in una situazione di sofferenza e umiliazione. Non dimentichiamo poi che, sotto la croce, Gesù ha consegnato a sua Madre il discepolo amato, cioè ha consegnato a Lei ciascuno di noi. Per questo con fiducia possiamo chiederle di liberarci da quello che oggi ci spaventa.

 
 
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