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Parrocchie deserte: come ripartire?

11/02/2021  Un modo per affrontare questa crisi è quello di sviluppare progetti a breve termine. La riflessione del teologo Gaetano Piccolo

Quale sarà il futuro delle parrocchie? È ormai quasi un anno che le attività ordinarie che caratterizzano la vita di una comunità parrocchiale sono sospese. Al più si è riusciti faticosamente a mantenere un legame con i fedeli attraverso i social. Ora però si cominciano a intravvedere i primi segni di stanchezza. La catechesi sui social diventa sempre più difficile. Dopo i primi entusiasmi, i ragazzi cominciano ad avvertire la pesantezza di una vita trascorsa per tante ore davanti a uno schermo, senza alcuna interazione personale. Forse quegli stessi ragazzi non avrebbero mai immaginato di arrivare a una simile conclusione. Persino la celebrazione eucaristica, soprattutto laddove è stata fatta la scelta di continuare a mandarla on line sui social, ha visto un calo drastico di presenza in chiesa. Le comunità che ho avuto modo di sentire in queste settimane sono evidentemente preoccupate e non riescono a immaginare un futuro. Pesa il clima di incertezza: non è chiaro, infatti, per quanto tempo ancora durerà l’emergenza sanitaria. Forse un modo per affrontare questo tempo è quello di provare a sviluppare dei progetti a breve termine: per ora sappiamo per esempio che ancora per qualche mese non ci saranno cambiamenti significativi, si può dunque immaginare un’iniziativa, un progetto adeguato a questo frangente. La cosa peggiore è sicuramente quella di non progettare affatto: alcuni pensano infatti che sia meglio non fare nulla fino a quando le cose non ritorneranno come prima. Purtroppo non solo non abbiamo una certezza sui tempi, ma non siamo neanche sicuri di un ritorno alla situazione precedente. Procrastinare la ripresa della pastorale rischia di spegnere ogni motivazione nella comunità. Non avere motivazioni vuol dire non avere più desideri e questo comporta inevitabilmente un clima depressivo che conduce non solo allo sfaldamento della comunità, ma anche a disagi profondi tra le persone. Sappiamo che non è facile accettare il cambiamento, ma fin quando non entriamo nella consapevolezza di una realtà che non è più la stessa non sarà possibile fare alcun passo per ricominciare.

 
 
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