Un mio confratello, con una lunga esperienza di insegnamento, è solito dire ai suoi studenti che «quando arrivano le fragole bisogna cominciare a studiare e quando arrivano le ciliegie è ormai troppo tardi!». Ci pensavo proprio in questi giorni osservando, sui tavoli del nostro refettorio, questo passaggio: le fragole hanno ormai ceduto il posto alle ciliegie! Questo tempo, accompagnato anche da belle e lunghe giornate di sole, ispira tutt’altro che la voglia di chiudersi dentro per studiare. E mi chiedo: ma quando ero studente come ho fatto ad affrontare l’impegno della preparazione degli esami? Forse ogni insegnante dovrebbe ritornare con la memoria a quel tempo in cui si è scontrato con la fatica di imparare, con l’ansia degli esami, con la paura di non sapere abbastanza, con la voglia di fare altro. Gli esami ci mettono davanti a una responsabilità e soprattutto ci aiutano a fare il punto della situazione: cosa ho imparato in questi mesi? Come sono cresciuto? Quali sono i passi che ho compiuto nella mia formazione? E forse è utile chiedersi anche in che modo lo studio mi ha trasformato. Devo confessare che come insegnante non riesco a essere del tutto indifferente alle paure che accompagnano gli studenti. Sembrerà strano, ma mentre interrogo, ho sempre il timore di fare domande troppo difficili o domande a cui lo studente potrebbe non saper rispondere. Il mio obiettivo è dimostrare che tutti ce la possono fare, tutti possono arrivare a ricordare e a dare prova dello sforzo compiuto. L’esame non può certo diventare il campo di battaglia della resa dei conti: se un insegnante aspetta quel momento per trovare la propria soddisfazione, deve semplicemente riconoscere il proprio fallimento. Un esame può anche andare male, possiamo anche rimanere delusi e insoddisfatti, può anche capitare di trovarsi a sostenere una prova in un momento inopportuno, ma quello che vorrei dire ai ragazzi e ai giovani che nelle prossime settimane si troveranno a fare o a rifare l’esperienza degli esami è un invito a non identificarsi con il risultato. La vita è molto di più. E soprattutto ogni persona è molto di più del risultato di un esame. Quindi massimo impegno, ma senza il timore di identificare il proprio valore con l’esito di una prova.