Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
lunedì 16 settembre 2024
 
Chiedilo a Credere
 

Un Bambino fragile: cosa ci può insegnare il presepe?

17/12/2020  Guardando il presepe, mi ricorderò che Dio mi sta insegnando ad accogliere la mia fragilità. La riflessione del teologo Gaetano Piccolo

Nei primi giorni di questo strano tempo di Avvento, mi sono trovato per caso a dare una mano a un mio amico parroco mentre insieme ad alcuni collaboratori tirava fuori il materiale per allestire il presepe. Ma si sa, quando si chiede aiuto, bisogna anche essere disposti a pagare le conseguenze di una gestione poco oculata o involontariamente poco accorta: mentre venivano trasportati i pastori di grosse dimensioni, proprio la scatola che conteneva Gesù bambino è caduta. All’improvviso il tempo si è fermato come in una scena di Far West e nessuno avrebbe voluto trovarsi in quell’istante al posto del volontario smarrito sotto lo sguardo del parroco. La statua del bambinello si era spezzata in più parti, ma il parroco, contrariamente alle attese, ha colto l’occasione per una mirabile catechesi: quello che era successo è in effetti quello che accade sempre, Gesù si lascia spezzare per noi! A quel punto, tutti hanno tirato il fiato per lo scampato pericolo e si è creata l’occasione per un profondo scambio. Dio si è fatto bambino forse proprio per invitarci a non avere paura della nostra piccolezza. A chiunque può capitare di rimanere ferito: siamo vulnerabili. Se Gesù non si è vergognato di quella fragilità, perché dovrei nasconderla io addirittura a me stesso? Anzi, Gesù si è mantenuto fedele a quella piccolezza, invitandoci a imitarlo: «Imparate da me che sono mite e umile di cuore». Il parroco ha poi deciso di riparare la statua di Gesù, ma in modo tale che quelle ferite non venissero nascoste. La vita infatti lascia sulla nostra pelle e sulla nostra interiorità delle cicatrici preziose, che ci ricordano non soltanto che siamo vulnerabili, ma anche che siamo riusciti a ricominciare e, proprio per questo, possiamo farcela ancora una volta davanti alle difficoltà che inevitabilmente si ripresenteranno nella vita: ci sarà sempre qualcuno, che imprudentemente o maliziosamente ci farà cadere a terra. Non dobbiamo allora temere di andare in pezzi, dobbiamo preoccuparci piuttosto quando proveremo a nascondere o a negare quella fragilità. Quest’anno, guardando il presepe, mi ricorderò ancora di più che Dio mi sta insegnando ad accogliere e amare la mia debolezza, senza vergognarmene.

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo