Una lettrice mi ha posto una domanda che mi sembra molto adeguata da considerare in prossimità della festa della Santissima Trinità. Scrive Maria: «Un “problema” che sento e al quale non trovo soddisfacenti risposte è l’approccio con la Trinità; lo so che è un discorso difficile, che la mente umana non può risolvere (il bambino che scava la buca sulla spiaggia e sant’Agostino), lo so che pregare rivolgendosi a Una delle Tre Persone divine equivale a rivolgersi al Tutto, però sento che il Padre dovrebbe avere una preferenza (lo pregava anche Gesù e ci ha insegnato il Padre nostro) e non so come immaginarlo per concentrare l’attenzione su di Lui pregando. Come posso fare?» Cara Maria, rispondo molto brevemente al tuo quesito che, come hai ben intuito, è più complesso e richiederebbe una trattazione più puntuale, ma una piccola via semplice per rispondere c’è... e la divido in tre punti. Innanzitutto non si prega una “natura”, ma una “persona”... quindi è giusto chiedersi «a chi bisogna rivolgersi?». Ciò detto, la preghiera liturgica della Chiesa è al Padre, per il Figlio, nello Spirito Santo. In altre parole: è lo Spirito che prega in noi. Come? Facendoci conoscere (e ricordare) il Figlio. Ora, conoscendo e vedendo il Figlio noi conosciamo il Padre perché «Dio nessuno l’ha mai visto», ma il Figlio lo rivela e chi vede il Figlio vede il Padre (tutti riferimenti biblici parafrasati che sicuramente conosci). Detto questo, sarebbe un grande errore pensare che pregare Gesù sia togliere qualcosa al Padre o pregare lo Spirito sia togliere qualcosa al Padre (o al Figlio). Nel Nuovo Testamento ci sono preghiere rivolte a Gesù e Gesù stesso invita a rivolgersi a lui («Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò», Giovanni 14,14). Dato che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono della stessa sostanza, in perfetta comunione d’amore, non si possono né disgiungere e nemmeno subordinare (sarebbe eretico e anti-biblico!). Per questo, come hai ben detto, la preghiera rivolta a ognuno è accolta dalle tre Ipostasi trinitarie. Chiudo con una “provocazione” che è un invito alla preghiera: piuttosto che pregare la Trinità, i santi ci insegnano a entrare nella “preghiera della Trinità”. Cosa significa? Se pregare è entrare in un dialogo d’amore e di amicizia, certo che Dio prega, Dio è un’eterna preghiera, un eterno dialogo d’amore. Beato chi dimora nell’amicizia «dei miei Tre», come chiamava santa Elisabetta della Trinità il nostro Dio.