Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
lunedì 09 settembre 2024
 
dossier
 
Credere

Il digiuno? Un atto d'amore, non una dieta

01/03/2022  In una visione cristiana, il non prendere cibo è sigillo di essenzialità e di comunione. Deve aprire il cuore a Dio e al prossimo. Il 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri, papa Francesco ha invitato i fedeli a pregare e a digunare per inovcare il dono della pace tra Russia e Ucraina. La riflessione del teologo Robert Cheaib

Leggo ultimamente, con una certa soddisfazione, della diffusione dei benefici fisici del digiuno. Mi riferisco alla pratica in aumento del «digiuno intermittente» o del digiunare un giorno a settimana. Lo dico perché, venendo dal Libano, ci sono pratiche belle che ho custodito pur vivendo in Italia da oltre vent’anni. Un esempio, durante il tempo di Quaresima, è il digiuno da mezzanotte fino a mezzogiorno come anche il digiuno dalla mezzanotte del Giovedì santo fino al mezzogiorno del Sabato santo… e ogni anno era la solita storia; dovevo sentire i predicozzi di chi mi diceva che non era salutare: «La colazione è fondamentale… la colazione non si salta… ecc. ecc.».

Non sto qui a fare un’apologia del digiuno, ma voglio sottolineare un volto preciso che deve accompagnare questa pratica ascetica: la carità. In un canto del vespro del martedì di Quaresima, la liturgia della Chiesa maronita – imbevuta della teologia dei Padri orientali, specie quelli siriaci – collega strettamente il digiuno e la Quaresima con la carità. Il canto recita così: «Quanto è splendido il digiuno / Che si adorna dell’amore / Spezza generoso il tuo pane con chi ha fame / Altrimenti il tuo non è digiuno, ma risparmio». Forse ai nostri giorni non si digiuna per risparmiare, ma più per dimagrire. La Chiesa, che insegna attraverso il tempo liturgico della Quaresima, ricorda che il digiuno cristiano è molto più dell’astinenza dai cibi. I sacrifici prendono valore se diventano amore. Il digiuno, in altre parole, ci deve portare a due pratiche complementari d’amore: amore verso il Signore, cosicché la fame fisica sia memoria della nostra fame di lui, della nostra «povertà in spirito» (cfr. Matteo 5,3); amore verso il prossimo, perché il sentire volontariamente la fame ci apre il cuore (e le mani) verso chi non per sua volontà ha fame.

Soltanto così – con l’amore concreto – il digiuno smette di essere una pratica autoreferenziale o, peggio, disprezzo verso il corpo e la materia, quale retaggio di ideologie dualistiche estranee al cristianesimo. Viviamo allora il digiuno come una forma d’amore ascoltando una raccomandazione sul digiuno da un’altra strofa dall’ufficio maronita: «A chi ha bisogno dona ciò che ti è avanzato / E sperimenterai la fecondità della Quaresima / Canta il digiuno con due bocche: Una bocca che digiuna! / E un’altra che gioisce grazie al tuo dono!».

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo