Il Papa ad Abu Dhabi. Foto Reuters. In alto: l'udienza generale di mercoledì 6 febbraio. Foto: Osservatore Romano/Vatican Media. In copertina: il Papa negli Emirati Arabi Uniti. Foto Osservatore Romano/Vatican Media. In basso: Abu Dhabi. Foto Reuters.
Corto, sì. Ma intenso. E significativo. Durante la consueta udienza generale del mercoledì, di fronte a circa 7 mila fedeli che affollavano l'aula Paolo VI, papa Francesco è tornato a riflettere sulla recente visita agli Emirati Arabi Uniti. «È stato un viaggio breve ma molto importante e, riallacciandosi all’incontro del 2017 ad Al-Azhar, in Egitto, ha scritto una nuova pagina nella storia del dialogo tra cristianesimo e islam e nell’impegno di promuovere la pace nel mondo sulla base della fratellanza umana».
«Per la prima volta un Papa si è recato nella penisola arabica», ha ricordato Jorge Mario Bergoglio. «E la Provvidenza ha voluto che sia stato un Papa di nome Francesco, 800 anni dopo la visita di san Francesco di Assisi al sultano al-Malik al-Kamil. Ho pensato spesso a san Francesco durante questo viaggio: mi aiutava a tenere nel cuore il Vangelo, l’amore di Gesù Cristo, mentre vivevo i vari momenti della visita; nel mio cuore c’era il Vangelo di Cristo, la preghiera al Padre per tutti i suoi figli, specialmente per i più poveri, per le vittime delle ingiustizie, delle guerre, della miseria…; la preghiera perché il dialogo tra il Cristianesimo e l’Islam sia fattore decisivo per la pace nel mondo di oggi. Quel Paese è cresciuto molto negli ultimi decenni. È diventato un crocevia tra Oriente e Occidente, un’oasi multietnica e multireligiosa, e dunque un luogo adatto per promuovere la cultura dell’incontro».
Di qui la “riconoscenza” al presidente, alle autorità e al vescovo Paul Hinder, vicario apostolico dell’Arabia del Sud, “che ha preparato e organizzato l’evento per la comunità cattolica”, ma anche “ai sacerdoti, ai religiosi e ai laici che animano la presenza cristiana in quella terra». «Ho avuto l’opportunità” d’incontrare il primo sacerdote che si è recato lì, “novantenne”, ha proseguito Francesco a braccio: “È in sedia a rotelle, cieco, ma il sorriso cade dalle sue labbra, il sorriso di aver servito il servitore e di aver fatto tanto bene”. Il “grazie” del Papa si è poi esteso, sempre fuori testo, “ai tanti sacerdoti che sono a servizio di quelle comunità”, dei vari riti, che vengono “dal Libano, dall’India, dalle Filippine e da altri Paesi».
«Oltre ai discorsi, ad Abu Dhabi è stato fatto un passo in più: io e il Grande Imam di Al-Azhar abbiamo firmato il Documento sulla Fratellanza Umana, nel quale insieme affermiamo la comune vocazione di tutti gli uomini e le donne ad essere fratelli in quanto figli e figlie di Dio, condanniamo ogni forma di violenza, specialmente quella rivestita di motivazioni religiose, e ci impegniamo a diffondere nel mondo i valori autentici e la pace», ha poi aggiunto il Papa.
«Questo documento – ha proseguito a braccio – sarà studiato nelle scuole e nelle università dei diversi Paesi. Mi auguro che lo conosciate, dà una forte spinta per andare avanti nel dialogo sulla fratellanza umana. In un’epoca come la nostra, in cui è forte la tentazione di vedere in atto uno scontro tra le civiltà cristiana e quella islamica, e anche di considerare le religioni come fonti di conflitto – ha spiegato ancora Francesco – abbiamo voluto dare un ulteriore segno, chiaro e deciso, che invece è possibile incontrarsi, è possibile rispettarsi e dialogare, e che, pur nella diversità delle culture e delle tradizioni, il mondo cristiano e quello islamico apprezzano e tutelano valori comuni: la vita, la famiglia, il senso religioso, l’onore per gli anziani, l’educazione dei giovani, e altri ancora».