È il muro che si frappone fra il semplice fedele, che, se non legge i giornali, guarda la televisione o naviga su Internet, e il Magistero del Papa e dei vescovi. Un muro che occulta e nasconde il senso autentico di quanto sta a cuore alla Chiesa. Un muro elevato da chi persegue i propri interessi piuttosto che la fedeltà al Vangelo. Don Lorenzo Milani denunciava questa deriva opinionistica della verità, in una famosa lettera al direttore di “Politica” dell’8 agosto 1959. E si tratta di un fraintendimento che si ripropone ogni volta che il messaggio, in particolare di questo nostro vescovo di Roma, viene riportato dai media. In quell’occasione il priore di Barbiana invitava a indirizzare il nostro percorso sulle rotaie del Catechismo, piuttosto che sui binari delle interviste, peraltro manipolate e censurate, nonché avulse dal loro contesto.
Le persone confuse e disorientate oggi intendono ricevere risposte chiare e dirette alla domanda: ma cosa pensa papa Francesco veramente? Il suo pensiero è stato opportunamente ricostruito e riproposto dai media cattolici, che lo hanno ripresentato con grande precisione e senza alcuna confusione. L’accoglienza, ispirata a Gesù di Nazareth, verso tutti e in particolare verso gli ultimi e gli emarginati, non può in nessun modo essere confusa, se non in malafede, con l’assuefazione a criteri mondani. Sarebbe come dire che quando Gesù dice “i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio” (Mt 21,31) di fatto avalli una pratica così abominevole come la prostituzione e intenda legittimarla.
Chi si è presa la briga di ascoltare l’intervista integrale nella lingua spagnola non può non aver colto una differenza non solo linguistica fra l’espressione con la quale il Papa auspicava una copertura legale attraverso una legge “de convivencia civil” e quella delle cosiddette “unioni civili”, propria dell’ordinamento italiano. In ogni caso la distanza abissale dal “matrimonio” mi pare sotto gli occhi di tutti, tranne che sotto quelli di chi nega l’evidenza.
Al di là del merito, il problema del messaggio nell’attuale orizzonte mediatico, mi sembra urgente e da porre in primo piano. In questa occasione siamo di fronte al tipico caso di un muro elevato, onde equivocare l’accoglienza evangelica verso tutti, intendendola come cedimento al sentire del tempo, piuttosto che come fedeltà al Cristo Signore. Nella trappola sono caduti sia quanti, da sinistra, hanno voluto leggere in questa vicenda una svolta nel magistero, sia coloro che ne hanno tratto occasione per denigrare papa Francesco fino a considerarne l’insegnamento addirittura “eretico”. La lucidità di don Milani ci aiuta a comprendere questo nostro tempo, quanto scrive: “l’opinione pubblica attribuisce ai cattolici di destra lo strano privilegio di apparire come quelli che viaggiano sul sicuro saldamente agganciati alla roccia della Chiesa. Voi invece [= quelli di sinistra] quelli della zona pericolosa sull’orlo del precipizio”. La situazione più scomoda è proprio quella profetica di chi non si sente al sicuro, ma neppure cerca il baratro.
C’è una virtù cardinale, che mi sembra particolarmente disattesa dagli uni e dagli altri: si chiama “prudenza”. Prima di lanciare campagne mediatiche pro o contro chiunque, forse anche la deontologia professionale e ancor più l’onestà intellettuale, richiederebbe una seria documentazione e un’articolata argomentazione su temi tanto delicati, quanto urgenti, quali la famiglia, la genitorialità, le relazioni affettive e i diritti delle persone e delle loro “convivenze”.