(Foto tratta dal sito di Aiuto alla Chiesa che soffre: la chiesa di San Giorgio a Telskuf)
L'Iraq è finamente libero dai jihadisti. Solo pochi giorni fa il primo ministro iracheno Haidar al-Abadi ha dato l'annuncio della "vittoria" contro l'Isis in tutto il Paese. Negli stessi giorni, l'Iraq ha celebrato un'altra vittoria: la riconsacrazione della Chiesa di San Giorgio (Mar Gewargis) a Telskuf (o Tesqopa), nel Nord dell'Iraq, la prima chiesa della Piana di Nivive profanata dai miliziani di Daesh.
«Isis voleva cancellare la presenza cristiana e invece i jihadisti se ne sono andati, mentre noi siamo tornati». Sono le parole con cui monsignor Bashar Matti Warda, arcivescovo caldeo di Erbil, ha celebrato la riconsacrazione di San Giorgio, che è stata ricostruita grazie un contributo di 100mila euro da parte di Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), fondazione di diritto pontificio a sostegno della Chiesa nel mondo.
La restaurazione dell'edificio religioso fa parte di un progetto più ampio di Acs per la ricostruzione dei villaggi distrutti e il ritorno dei cristiani nella Piana di Ninive. Era la notte tra il 6 eil 7 agosto del 2014 quando i jihadisti invasero i villaggi della Piana. costringendo i cristiani ad abbandonare le loro case, a Telskuf, Qaraqosh, Bartella, Batnaya, Qaramles, e a fuggire verso il Kurdistan iracheno per scampare al massacro e alla persecuzione. Si calcola che l'esodo abbia riguardato almeno 130mila persone. Case bruciate, chiese, santuari e monasteri distrutti, cimiteri profanati. L'occupazione dell'Isis ha lasciato dietro di sé un'orrenda devastazione. Il 90% dei luoghi di culto è stato raso al suolo.
Ma, dopo due anni e mezzo di occupazione, i jihadisti sono stati defintivamente cacciati, la regione è stata liberata e nella Piana già da alcuni mesi è iniziato il processo di controesodo degli abitanti per far rivivere le comunità abbandonate. Grazie al progetto di Aiuto alla Chiesa che soffre il 33% della popolazione cristiana, più di 6.300 famiglie, sono già tornate nelle loro case. A Telskuf, villaggio a circa 30 chilometri a Nord di Mosul dove il 95% della popolazione è cattolica, il 67% delle 1.500 famiglie che vi abitavano fino al 2014 è tornato. E ora possono contare di nuovo anche sulla loro parrocchia. «Era importante dare un segnale forte e positivo», ha detto monsignor Warda, «il restauro di San Giorgio e quindi la ripresa delle attività della Chiesa».