Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
domenica 06 ottobre 2024
 
chiesa riconsacrata
 

Iraq, a Telskuf torna a vivere la parrocchia di San Giorgio

13/12/2017  Nel 2014 è stata il primo luogo di culto cristiano nella Piana di Ninive profanato dall'Isis. E' stata restaurata grazie a un contributo di Aiuto alla Chiesa che soffre, come parte di un progetto per il ritorno dei cristiani nei villaggi abbandonati.

(Foto tratta dal sito di Aiuto alla Chiesa che soffre: la chiesa di San Giorgio a Telskuf)

L'Iraq è finamente libero dai jihadisti. Solo pochi giorni fa il primo ministro iracheno Haidar al-Abadi ha dato l'annuncio della "vittoria" contro l'Isis in tutto il Paese. Negli stessi giorni, l'Iraq ha celebrato un'altra vittoria: la riconsacrazione della Chiesa di San Giorgio (Mar Gewargis) a Telskuf (o Tesqopa), nel Nord dell'Iraq, la prima chiesa della Piana di Nivive profanata dai miliziani di Daesh. 

«Isis voleva cancellare la presenza cristiana e invece i jihadisti se ne sono andati, mentre noi siamo tornati». Sono le parole con cui monsignor Bashar Matti Warda, arcivescovo caldeo di Erbil, ha celebrato la riconsacrazione di San Giorgio, che è stata ricostruita grazie un contributo di 100mila euro da parte di Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), fondazione di diritto pontificio a sostegno della Chiesa nel mondo. 

La restaurazione dell'edificio religioso fa parte di un progetto più ampio di Acs per la ricostruzione dei villaggi distrutti e il ritorno dei cristiani nella Piana di Ninive. Era la notte tra il 6 eil 7 agosto del 2014 quando i jihadisti invasero i villaggi della Piana. costringendo i cristiani ad abbandonare le loro case, a Telskuf, Qaraqosh, Bartella, Batnaya, Qaramles, e a fuggire verso il Kurdistan iracheno per scampare al massacro e alla persecuzione. Si calcola che l'esodo abbia riguardato almeno 130mila persone. Case bruciate, chiese, santuari e monasteri distrutti, cimiteri profanati. L'occupazione dell'Isis ha lasciato dietro di sé un'orrenda devastazione. Il 90% dei luoghi di culto è stato raso al suolo.

Ma, dopo due anni e mezzo di occupazione, i jihadisti sono stati defintivamente cacciati, la regione è stata liberata e nella Piana già da alcuni mesi è iniziato il processo di controesodo degli abitanti per far rivivere le comunità abbandonate. Grazie al progetto di Aiuto alla Chiesa che soffre  il 33% della popolazione cristiana, più di 6.300 famiglie, sono già tornate nelle loro case. A Telskuf, villaggio a circa 30 chilometri a Nord di Mosul dove il 95% della popolazione è cattolica, il 67% delle 1.500 famiglie che vi abitavano fino al 2014 è tornato.  E ora possono contare di nuovo anche sulla loro parrocchia. «Era importante dare un segnale forte e positivo», ha detto monsignor Warda, «il restauro di San Giorgio e quindi la ripresa delle attività della Chiesa».

I vostri commenti
2

Stai visualizzando  dei 2 commenti

    Vedi altri 20 commenti
    Policy sulla pubblicazione dei commenti
    I commenti del sito di Famiglia Cristiana sono premoderati. E non saranno pubblicati qualora:

    • - contengano contenuti ingiuriosi, calunniosi, pornografici verso le persone di cui si parla
    • - siano discriminatori o incitino alla violenza in termini razziali, di genere, di religione, di disabilità
    • - contengano offese all’autore di un articolo o alla testata in generale
    • - la firma sia palesemente una appropriazione di identità altrui (personaggi famosi o di Chiesa)
    • - quando sia offensivo o irrispettoso di un altro lettore o di un suo commento

    Ogni commento lascia la responsabilità individuale in capo a chi lo ha esteso. L’editore si riserva il diritto di cancellare i messaggi che, anche in seguito a una prima pubblicazione, appaiano  - a suo insindacabile giudizio - inaccettabili per la linea editoriale del sito o lesivi della dignità delle persone.
     
     
    Pubblicità
    Edicola San Paolo