Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
domenica 16 febbraio 2025
 
dossier
 
Benessere

Chirurgia plastica: novità, tempi, costi e precauzioni da conoscere

04/05/2015  Ci sono le donne operate alla mammella che hanno bisogno di ricostruirla, o gli ustionati al volto che vorrebbero tornare a sorridere come prima.

Ma dall’Italia all’Iran, dall’America latina alla Russia, l’identikit del ritocco ha tre caratteristiche: è chiesto più spesso da una donna, per il seno, e preferibilmente con il minor uso di bisturi possibile. La frontiera sono i filler: l’uso di riempitivi artifi ciali o di grasso per modellare sotto la cute.

Un paziente può ricorrere al chirurgo estetico per correggere un’imperfezione, per inseguire un ideale di gioventù o di bellezza, o per rimediare a un inestetismo in seguito a una precedente operazione o a una ferita. Nel suo libro La chirurgia plastica in 600 risposte il chirurgo Marco Klinger passa in rassegna i motivi di una scelta che non è né da condividere né da rifi utare, ma da rispettare, e che riguarda alcune decine di migliaia di italiani, in prevalenza donne (da 5 a 10 volte più degli uomini).

Ma quanto spesso vi si ricorre? Qualcuno dice che nel nostro Paese i soli interventi chirurgici sono 200 mila, qualcun altro parla di soli 60 mila. Per Roy De Vita, primario di Chirurgia plastica dell’Istituto nazionale dei tumori di Roma, che con Klinger condivide l’appartenenza alla Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica (Sicpre), è giusto il dato minore, ma su come calcolarlo ci arriviamo tra poco. «Partiamo dal fatto che gli interventi di medicina estetica, senza bisturi, sono più diff usi della chirurgia. Anche perché, di norma, un intervento chirurgico è seguito o preceduto da più interventi “medici”, ad esempio i filler».

Botulino e altri rimedi

Già, i riempimenti. Non più silicone e non solo collagene. La novità recente sono gli autotrapianti di grasso – lipofi lling per aumentare il volume di guance, zigomi e labbra – o le iniezioni di botulino, che non riempie i tessuti, ma li stira. De Vita avverte: «Il botox sta avendo crescente successo, ma in Italia si utilizza un po’ meno. Alla tossina botulinica (che fino a pochi anni fa si considerava solo un batterio potenzialmente letale ospite delle conserve, ndr.) nel nostro Paese continuiamo a preferire il riempimento con acido ialuronico o con grasso».

Sotto i ferri

  

Sono quattro i tipi di interventi cui è possibile sottoporsi dal chirurgo estetico: vediamoli in ordine decrescente per diff usione. Al primo posto la mastoplastica additiva. «L’aumento di volume del seno è richiesto ogni anno da 15 mila pazienti circa. Come si arriva a questo calcolo? In Italia si vendono circa 45 mila protesi annue. Un terzo si usa in chirurgia ricostruttiva e due terzi in estetica. Circa 30 mila protesi “estetiche” significano 15 mila donne che chiedono un seno diverso».

De Vita offre un altro dato: «L’aumento di volume, molto più diffuso degli altri interventi sul seno (come riduzione o rimodellamento), rappresenta storicamente un quarto di tutte le operazioni chirurgiche, che quindi sono circa 60 mila all’anno». Il resto della torta è composto dagli interventi al volto e da quelli per togliere il grasso dal corpo.

Molto “gettonato” è quello per ringiovanire le palpebre (blefaroplastica), seguito dalle riduzioni del setto nasale (rinoplastica) e dal raddrizzamento delle “orecchie a sventola” (otoplastica). Al terzo posto ci sono i più complessi di lipoaspirazione (nota anche come liposuzione) e addominoplastica.

Le ricostruzioni

Infine, c’è la chirurgia ricostruttiva di un organo danneggiato: in questo caso la spesa è interamente sostenuta dal Servizio sanitario nazionale, fa parte della terapia. «Un 20 per cento degli interventi di chirurghi plastici riguarda parti del corpo demolite da un’operazione o un trauma. In particolare, la ricostruzione mammaria, ormai, viene sempre fatta e, se il caso clinico lo consente, può essere eff ettuata nel corso dello stesso intervento d’asportazione del tumore. Purtroppo non tutti i “mali” sono uguali e non tutte le pazienti possono avere lo stesso trattamento, ma per tutte la chirurgia ricostruttiva ha una risposta».

Anche per ustionati e persone operate al volto, sono a carico della sanità operazioni sempre più frequenti e complesse. «L’intervento deve però avvenire in reparti specializzati – per il seno, si chiamano “Breast unit” – con équipe d’eccellenza, complete, dove si utilizzano “tessuti” biologici e sintetici che danno luogo a migliori risultati».

Meglio le grandi strutture

  

Le piccole cliniche non sono ideali per gli interventi complessi. «Meglio operarsi in una grande struttura e nella sanità pubblica dove i medici, di solito, hanno alle spalle una casistica ampia. Gli ambienti devono essere sterili, l’anestesista sempre presente. L’imprevisto può sempre verifi carsi, in chirurgia, e durante l’intervento vanno monitorati ossigenazione, frequenza del respiro e del battito, pressione sanguigna». Il medico va scelto «su caratteristiche di serietà, verifi cando i titoli di studio, sull’iscrizione alle società scientifi che che gli garantisce un aggiornamento mirato. Inoltre, non deve vantarsi troppo: è contro l’etichetta rivelare che si è curata un’attrice famosa, o pubblicizzarsi in modo enfatico».

Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo