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domenica 16 febbraio 2025
 
 

«Il Ponte sullo Stretto? Ora si parte veramente»

08/05/2024  A colloquio con l'amministratore delegato della società costruttrice Pietro Ciucci: «Le critiche sui danni al paesaggio? Ideologiche. Vorrei incontrare le associazioni ecologiste. Rischi di corruzione e di mafia? Ci ispiriamo a Falcone: sarà tutto tracciato»

Pietro Ciucci, ad della Società Stretto di Messina.
Pietro Ciucci, ad della Società Stretto di Messina.

Nel mondo ci sono almeno cinque grandi ponti a campata unica detti “Messina Style” perché costruiti secondo il nostro progetto, che risale al 2003», spiega Pietro Ciucci, amministratore delegato della società incaricata di costruire la grande opera che collegherà la Sicilia alla Calabria. «L’ultimo è quello sul Bosforo, ultimato pochi mesi fa. Non sarebbe ora di costruire un ponte “Messina Style” anche a Messina?»

Siete davvero pronti a partire?

«Di fatto siamo già partiti con la ripresa della società Ponte sullo Stretto. Il progetto definitivo, susollecitazione di una legge del Parlamento, è stato approvato dal Governo nel febbraio scorso. I prossimi passi sono le valutazioni della Conferenza dei servizi (il parere di Regioni, Comuni e altri enti locali) e poi del Cipess, che darà il sigillo definitivo. Sono state anche già avviate le procedure di impatto ambientale».

A proposito di impatto ambientale, il ministero dell’Ambiente ha presentato una richiesta di integrazione documentale su ben 239 punti del progetto.

«Si tratta di 239 punti su 10 mila complessivi. Stiamo parlando del ponte a campata unica più lungo del mondo, del valore di 13 miliardi e mezzo. Se il ministero ci chiede di approfondire 239 elaborati su 10 mila significa che il rapporto è, per così dire, congruo».

Quando verrà posta la prima pietra?

«L’auspicio è gennaio 2025, dopo le attività sul territorio: la bonifica dei siti, le ricerche di tipo archeologico, l’avvio dei cantieri. Il Ponte dovrebbe essere pronto per il 2032».

Gli ambientalisti sostengono che il Ponte sarà un disastro ecologico

«Quella delle associazioni ambientaliste non è una posizione di critica costruttiva, ma sostanzialmente ideologica. Il loro obiettivo è semplicemente quella di non consentire la realizzazione del ponte, nonostante sia previsto anche dalle leggi del Parlamento».

Ha mai incontrato i suoi rappresentanti?

«Li incontrerei volentieri, ma si sottraggono a un incontro diretto. Le loro obiezioni sono sempre le stesse, che l’opera non è prioritaria, che prima bisogna fare altre cose eccetera, come per altre grandi opere infrastrutturali come l’alta velocità. Poi però quando le opere si realizzano siamo tutti contenti: il Mose, i collegamenti Milano-Roma. È quello che chiamo pentitismo infra-strutturale».

Per molti l’opera deturpa la visuale paesaggistica dello Stretto.

«Ho letto anche questo: eppure è a campata unica, molto bella, con una silhouette elegante. Certo se vogliamo mantenere inalterato l’ambiente dobbiamo rinunciare a qualsiasi opera pubblica. E poi, i numerosissimi traghetti che attraversano giorno e notte lo Stretto sono belli, con emissioni di vari gas? Tra l’altro uno dei benefici più importanti del Ponte è che alla lunga porterà a meno emissioni di Co2: 12 milioni di tonnellate di anidride carbonica in meno entro il 2061».

La fauna ittica è a rischio?

«Il Ponte non tocca l’acqua, a differenza di chi voleva metterci un bel pilone in mezzo e fare due campate. Le due torri infatti sono sulla costa».

Anche sulla costa c’è una porzione di parco marino. L’ombra della struttura inoltre danneggia i cetacei e il plancton.

«Abbiamo studiato questi rischi. Grande impegno del progetto è non arrecare danni ambientali. Anche l’illuminazione terrà conto di tutto questo così come verrà evitato che gli uccelli vadano a sbattere contro le strutture. Inoltre il materiale che scaviamo nelle gallerie verrà utilizzato per rivitalizzare le numerose cave esauste del territorio»

Don Luigi Ciotti dice che il Ponte unirà due mafie.

«Ho grande stima per don Ciotti e devo dire che quest’espressione mi ha lasciato esterrefatto. Che in Calabria e in Sicilia ci siano i clan e le cosche è un dato di fatto. I pericoli maggiori non sono nelle imprese a grandissima capacità tecnica e ingegneristica di cui il contractor Eurolink è leader nel mondo ma semmai nelle aziende di secondo livello, come le mense, le cave, le impalcature ecc. Ma per evitare ogni infiltrazione siamo in contatto costante con le forze dell’ordine, le prefetture e la magistratura per garantire legalità e trasparenza. Saranno aggiornati i protocolli di legalità già sottoscritti in passato con il ministero dell’Interno. Ci rifacciamo al metodo di Giovanni Falcone, follow the money, segui i soldi. Garantiremo l’intera tracciabilità dei flussi finanziari. Adotteremo tutta una serie di controlli aggiuntivi e precauzioni, controlleremo le cave e i siti di deposito. Tutti i soggetti dovranno aprire conti correnti per ricevere i pagamenti».

Che fine fa il personale dei traghetti?

«In tutti i Paesi dove sono stati realizzati grandi collegamenti alternativi ai servizi di traghettamento la situazione del personale marittimo è stata adeguatamente gestita e risolta con un’opportuna pianificazione degli interventi di riconversione e riallocazione delle risorse. Nel caso del Ponte sullo Stretto il personale potrà essere assorbito per la manutenzione, gestione e monitoraggio dell’opera. Inoltre esistono numerose possibilità di reimpiego dei traghetti su rotte alternative come le isole o indotte dai flussi turistici generati dal ponte».

Lo Stretto è una delle zone più sismiche del Pianeta. Reggerà il Ponte in caso di terremoto? È anche una zona di venti fortissimi.

«È collaudato per sopportare una magnitudo del settimo grado della scala Richter, quella del terremoto di Messina del 1908. Diciamo che in caso di terremoto il posto migliore dove stare sarà il Ponte. Grazie alla sua struttura “alare”, disegnata dal vento, è in grado di sopportare raffiche a 300 km orari, quando il massimo registrato è di 160 chilometri».

Tante famiglie si vedranno espropriate le loro case.

«È un tema delicato cui dedichiamo la massima attenzione. Cerchiamo di affrontare ogni esproprio caso per caso, per evitare i disagi e affinché il risarcimento economico sia il più soddisfacente possibile».

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