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giovedì 10 ottobre 2024
 
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Ci sarà un domani? La paura per quello che può succedere

20/10/2022  Sulla nostra testa incombe la possibilità di una catastrofe non naturale, ma scelta dall’uomo

Nei colloqui personali mi accorgo che ritorna sempre più spesso il tema dell’incertezza: siamo un po’ come in una bolla, il mondo sembra essersi fermato nell’attesa di una mossa che non sappiamo affatto cosa comporterà per il futuro dell’umanità. È un’incertezza che però ha paura di riconoscere come stanno veramente le cose, facciamo fatica a riconoscere che c’è la reale possibilità che non ci sia un domani. Ci eravamo illusi per un momento di poter finalmente ricominciare a vivere – al di là delle polemiche se siamo diventati migliori o peggiori dopo la pandemia: non abbiamo neanche fatto in tempo a toglierci le mascherine che non solo il virus sembra di nuovo essere diventato minaccioso, ma ci siamo trovati davanti a problemi ancora più gravi e concreti: la difficoltà di pagare le bollette, che comporta la necessità di fare nuove rinunce e di affrontare la paura di non farcela, e soprattutto il ritrovarsi improvvisamente davanti a una minaccia nucleare che facciamo proprio tanta fatica a metabolizzare.

A ben guardare sembra talvolta surreale parlare di questioni di vita ordinaria quando sulla nostra testa incombe la possibilità di una catastrofe non naturale, ma scelta dagli esseri umani: la follia dell’autodistruzione che ricalca lo schema del bullismo: «Visto che devo morire io, allora vi faccio morire tutti!». Facciamo proprio fatica a guardare in faccia a questa minaccia, tant’è vero che papa Francesco appare come una voce isolata che grida pace in un deserto di indifferenza. È davvero strano assistere a un inquietante silenzio: ci si aspetterebbe gente in piazza in tutto il mondo vista la gravità dello scenario che sembra profilarsi. Siamo anestetizzati, forse come meccanismo di difesa per non prendere consapevolezza del momento in cui ci troviamo.

Più ancora della pandemia, questa minaccia di un disastro nucleare ci insegna ancora una volta a stare nel presente e ad apprezzarlo: cosa possa fare di buono oggi per vivere pienamente la mia vita? Come posso prendermi cura del mio presente? Vale più che mai quell’adagio attribuito a sant’Ignazio: «Fare tutto come se dipendesse da me, sapendo che tutto dipende da Dio»! Cerco di fare oggi del mio meglio, provo a rispondere al compito che oggi la realtà mi affida, sapendo che è il Signore a disporre dei giorni dell’umanità.

 
 
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