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«La crisi climatica è la cosa più semplice e più difficile che abbiamo mai affrontato. La più semplice perché basterebbe porre fine alle immissioni di gas serra. La più difficile, invece, perché il nostro sistema economico si basa su queste immissioni. Dobbiamo unirci sostenendo gli scienziati. Ma voi non volete comprendere, non siete interessati a ciò che dice la scienza ma solo alle soluzioni che vi consentano di mantenere il vostro stile di vita. Ma il cambiamento sta arrivando che vi piaccia o meno». Greta Tunbergh scuote i parlamenari italiani intervenendo al Senato al convegno Clima: il tempo cambia. È tempo di cambiare. «Non capisco le persone importanti che si congratulano con me», dice la ragazzina svedese di 16 anni, attivista per l'ambiente, «non è cambiato niente, le emissioni sono aumentate. Non siamo scesi in piazza per dei selfie, ma per riprenderci il futuro».
«La cosa più triste», ha dichiarato, «è che molti ragazzi non hanno la consapevolezza del destino che li attende e non l'avranno fino quando sarà arrivato il momento: al 2030 mancano 12 anni e ci troveremo in una situazione che potrà dare il via a una reazione che sfuggirà al controllo umano, a meno non vengano introdotti dei cambiamenti straordinari, tra cui la riduzione del 50 per cento dell'anidride carbonica. Questo però presuppone l'invenzione di tecnologie che non sono stati ancora inventate. Senza contare altri elementi che oggi non prendiamo ancora in considerazione, come la fuga di gas dal permafrost che si sta sciogliendo: questi punti di non ritorno potrebbe avvenire perciò forse prima di quanto ci aspettiamo, prima del 2030». Occorre agire, lo ripete più volte: «Notre Dame è andata a fuoco ma in 24 ore sono stati raccolti molto fondi: basta solo decidere di fare una cosa per farla, bisogna essere consapevoli. Non possiamo ritardare ulteriormente».





