Capita che, quando affrontiamo il tema di Harry Potter, fenomeno culturale e di costume, che ha coinvolto molti giovanissimi lettori in tutto il mondo, i lettori ci chiedano: ma la magia non cozza con i valori cristiani? Alcuni temono addirittura che il maghetto più famoso del momento – ed è un momento che dura da anni e anni – abbia risvolti satanici.
Abbiamo chiesto a Peter Ciaccio, Pastore delle Chiese valdesi di Palermo, profondo conoscitore di Harry Potter e autore per Claudiana di Il Vangelo secondo Harry Potter, come affrontare la vita con la Bibbia in una mano e la bacchetta magica nell'altra, di aiutarci a rispondere agli interrogativi che ci arrivano.
Pastore Ciaccio, Harry Potter è di nuovo in libreria ci dobbiamo preoccupare?
«No, qualunque cosa si pensi della magia, non ci dobbiamo preoccupare. Un bambino che legge Superman non si butta dalla finestra pensando di poter volare. I bambini hanno il senso della realtà e della finzione. Il mondo della fantasia ha un ruolo più reale che per noi adulti, ma sanno benissimo che è finzione».
In effetti la magia è sempre stata nei classici per ragazzi: streghe, maghi, fate. Perché solo in Harry Potter preoccupa alcuni genitori cristiani?
«Un po’ perché è un fenomeno di massa, un po’ perché i classici in quanto classici preoccupano sempre un po’ di meno. Credo che si aggiunga anche l’aspetto commerciale: un bambino non chiede di travestirsi da Harry Potter e non da Hansel e Gretel, è un tema su cui si possono fare altre riflessioni etiche».
D'accordo, ma in altri tempi ci si travestiva da mago Merlino e da fata Turchina, ma nessuno temeva che fossero satanici o che lo fosse fata Malefica...
«Infatti non c’è niente di cui preoccuparsi in Harry Potter e se un bambino chiede la bacchetta magica sa benissimo che è un gioco».
Noi abbiamo letto Harry Potter, ma ci è sempre sembrato che la magia fosse solo un travestimento per dinamiche scolastiche piuttosto realistiche, con molti messaggi positivi. Lei come la vede?
«Bene. In Harry Potter c’è un amore per la cultura di cui si sente il bisogno: Ermione dice sempre che se c’è un problema la soluzione è in biblioteca e se non la si trova lì è perché si è cercato male. In questo modo si passa ai ragazzi una fiducia nel sapere che a me pare molto bella. Questa magia, che a noi adulti pare bizzarra e soprannaturale, in Harry Potter non è privilegio di alcuni ma condizione di partenza di tutti: la bacchetta magica non rende uno migliore dell’altro, è come se si dicesse hanno tutti le orecchie a punta. La magia di Harry Potter è uno scenario, un topos letterario diffuso nella cultura per ragazzi, ma non è il centro di Harry Potter, dove contano altre cose».
Che cosa conta, invece?
«Lo stare insieme, la collaborazione, l’amicizia, la solidarietà: quando noi parliamo di valori evangelici, cristiani, a volte dimentichiamo: l’amicizia, l’affidarsi agli altri, il coraggio, il non essere eclusivi, il fatto che non mi sento io indispensabile ma è il prossimo indispensabile per me. In Harry Potter ci sono e sono tutti valori che un cristiano sottoscriverebbe. Mentre i “cattivi” di Harry Potter, quelli che usando una metafora di Guerre stellari potremmo chiamare il lato oscuro, sono individualisti, non hanno amici, al massimo hanno complici e sono descritti con negatività, ma anche con tentativi di comprensione, che non è mai giustificazione. Un bambino che subisce un bullo a scuola si chiede: perché fa questo? In Harry Potter ci sono piste per trovare una risposta, ma c’è anche la costante sottolineatura della responsabilità: tra due persone diverse che hanno subito uno stesso trauma uno diventa cattivo e uno no. In questi libri si mette l’accento sulle scelte morali di ognuno e questo secondo me è importantissimo. Non solo il buono, Harry Potter, non nasce vincente: è famoso perché gli hanno ucciso i genitori, parte svantaggiato, nel libro è anche bruttino, ma trova il riscatto che la vita cercava di negargli, tema classico delle fiabe. E mi sembra molto divertente il fatto che porti gli occhiali: evidentemente la bacchetta magica non cura la sua miopia».