I due senatori a vita rimasti in Parlamento, Carlo Azeglio Ciampi e Mario Monti, potrebbero a prima vista sembrare “simili”, essendo entrambi arrivati al laticlavio dopo una lunga e gloriosa militanza nello studio dell’economia. Ciampi con una vita di lavoro trascorsa alla Banca d’Italia fino a esserne il governatore dal 1979 al 1993, per poi approdare alla politica come premier (1993-1994) e ministro del Tesoro (1996-1999); Monti con una lunga carriera universitaria, soprattutto alla Bocconi di Milano di cui diventa anche presidente, e nei consigli d’amministrazione (Fiat, tra gli altri), prima di diventare presidente del Consiglio (2011-2013) in uno dei momenti più drammatici per l’Italia.
E invece, a dispetto appunto delle apparenze, i senatori Ciampi e Monti sono diversissimi. Ciampi, infatti, è senatore “di diritto e a vita”, come prevede l’articolo 59, comma 1, della Costituzione, essendo stato presidente della Repubblica dal 1999 al 2006. Monti, invece, è senatore “a vita”, cioè uno dei cinque che il presidente della Repubblica in carica può nominare per aver “illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario (come dall’articolo 59, comma 2, della Costituzione).
La differenza tra i due, però, non sta solo in punto di diritto. A prescindere dai commi della Costituzione, Carlo Azeglio Ciampi divenne senatore a vita al compimento di un prestigioso percorso dentro le istituzioni, con incarichi di governo e infine la presidenza. Mario Monti, invece, fu nominato senatore a vita prima di iniziare quel percorso, prima cioè di diventare capo del Governo. Insomma, tra i due c’è tutta la differenza che passa tra un riconoscimento e un’investitura.