Alcuni ragazzi ascoltano i biologi marini a bordo del “Taras”
Un nugolo di ragazzini con gli
zainetti, ma anche tanti adulti,
in gran parte i loro genitori.
È una scolaresca e prende
allegramente d’assalto il Taras,
ormeggiato nel porto di
Taranto. Il vociare dei bambini
(alcuni di loro vanno ancora
all’asilo) sovrasta ogni rumore, anche
quello dei motori e delle onde. Ma
la parola che risuona più spesso è una
sola: delfini. Sì, la meta della giornata
non è una spiaggia, un altro porto o
un’isola. È un punto indefinito al largo
della costa, dove potranno avvistare i cetacei
più amati del mare.
Il Taras, moderno e comodo catamarano,
deve il nome a un personaggio della
mitologia greca: figlio del dio dei mari
Poseidone e di una ninfa, secondo la
leggenda aveva fondato la città di Taranto,
ed è sempre rappresentato a dorso
di delfino. L’imbarcazione, oggi al completo,
è proprietà dei soci della Jonian
Dolphin Conservation, organizzazione
tarantina senza fini di lucro, composta
da ricercatori, biologi marini, universitari
e volontari che si dedicano alla tutela
e allo studio di questi mammiferi.
La differenza rispetto ad altri esperti
è che questi scienziati hanno deciso
di condividere la loro passione con la
gente comune, che partecipa ogni giorno
alle loro esplorazioni in mare. Si pagano
una minima quota associativa e il
costo giornaliero della gita, non molto
diverso da quello di qualsiasi giro guidato
sulle nostre coste. Qui, però, non si
tratta solo di bere e mangiare in compagnia
e magari fare un bel bagno.
L’emozione che si prospetta in questa
lunga giornata tra le onde, sotto il
sole della Puglia, è di avvicinare questi
allegri e giocherelloni, e comunque davvero
grandi, animali del mare.
Lo spettacolare salto di un esemplare di Stenella striata.
Solo per i più distratti: i delfini, nonostante
pinne e coda, non sono pesci
ma mammiferi. Proprio come noi. Partoriscono,
allattano, accudiscono con
amore i cuccioli come fanno cani, gatti
e altri animali domestici che conosciamo
meglio. In effetti, l’unico modo per
approcciare facilmente Stenelle striate,
Tursiopi, Delfini comuni e Grampi (queste
le principali specie che frequentano
i nostri mari) è in genere dentro acquari
e parchi acquatici.
«Nei parchi di intrattenimento la
specie che si trova più spesso è il Tursiope
», ci spiega Carmelo Fanizza, biologo
marino, presidente dell’associazione.
«Si dice: perché sopportano meglio la
cattività. In realtà, proprio come le Stenelle,
quando sono liberi percorrono
ogni giorno centinaia di chilometri.
Nessuno di loro può vivere bene in una
vasca. Per questo, insieme alla Lav, stiamo
portando avanti una campagna per
limitare l’uso di questi animali nei delfinari.
I salti, le rovesciate, le spirali, il tenersi
in piedi sulla coda sono comportamenti
naturali per i delfini. Non vengono
loro insegnati. Nei parchi si sfrutta
una loro capacità innata, che certo diverte
la gente».
Vedere le loro acrobazie nel blu profondo
è un’emozione diversa e unica.
Quasi impossibile da raccontare.
I delfini davanti alla zona industriale di Taranto.
Il Taras
li avvista dopo qualche ora di navigazione,
non troppo lontano dalla costa.
L’acqua schiuma all’orizzonte per i loro
movimenti. In realtà, sono loro che, curiosi,
si avvicinano alla barca. A decine.
Circondano il Taras, saltano sotto la
prua, osservano da sotto il pelo dell’acqua,
sfruttano le onde generate dal motore
per spiccare voli e rovesciate. Guardando
indietro verso la riva si intravedono
ancora le ciminiere della zona industriale
di Taranto. L’Ilva è là, ma qui
c’è una natura selvaggia e incontaminata.
La vita, forte e potente, vince.
«Proprio la zona del nostro golfo è
una delle più importanti in Italia, insieme
al mar Ligure (quello che è anche
chiamato il Santuario dei cetacei) per
l’avvistamento di questi animali», aggiunge
Fanizza. «In particolare, qui si
trovano delfini, grampi (una specie di
delfino senza rostro e di grandi dimensioni,
ndr) e anche qualche balenottera.
Sotto il livello del mare, a poche miglia
dalla costa, ci sono infatti dei canyon
sottomarini che raggiungono 500 metri e oltre di profondità, con un habitat
molto simile a quello del mare aperto.
Inoltre, c’è un grande passaggio di pesci
azzurri, tradizionali prede dei delfini.
Ecco perché molti gruppi sono diventati
stanziali in quest’area. Qui vivono e
si riproducono. Ci piace ricordare che
Taranto non è solo l’Ilva, con il suo disastro
ambientale. Qui ci sono anche realtà
come la nostra, gruppi di ecologisti
appassionati e disinteressati, che studiano
specie che per fortuna prolificano
ancora nei nostri mari».
Qual è la vostra percentuale di avvistamenti?
«I delfini sono mammiferi, devono
respirare e risalire continuamente in superficie.
È il motivo che ci permette di
avvistarli quasi ogni volta che usciamo
in mare. Di giorno sono più tranquilli e
si muovono meno, verso sera saltano e
corrono. In quel momento, con il mare
che si appiattisce per le maree, è quasi
impossibile non vederli».
Per fortuna! Non riusciamo a immaginare
quale sarebbe la delusione
dei ragazzi, in caso contrario...
«Noi coinvolgiamo i piccoli nei nostri
studi. Salgono con noi a turno sulla
torretta di avvistamento, alta tre metri,
ci aiutano a calare in acqua i registratori
per studiare e ascoltare i versi che i
delfini emettono sott’acqua. Offriamo
loro le nostre conoscenze e li accompagniamo
a vivere esperienze uniche. In
cambio, chi ci segue ci aiuta a continuare
nella nostra passione e nel nostro lavoro,
e a sviluppare i nostri progetti. Il
tutto, tengo a dirlo, senza alcuna sovvenzione
pubblica».
In cerca di cetacei? Ecco a chi rivolgersi
Vedere i delfini in mare è un’emozione.
Per gli avvistamenti, ci sono associazioni
che mettono a disposizione le imbarcazioni
e la conoscenza dei cetacei e delle loro
abitudini. Come la Jonian Dolphin
Organisation di Taranto, di cui parliamo
in questo servizio (sito www.joniandolphin.it
- tel. 349/13.38.221). Stessa passione per
il mare per gli esperti di Tethys Research
Institute (www.tethys.org - tel. 02/72.99.19.47).
In questo caso ci si imbarca da Sanremo
(Im). No ai delfini clown è la campagna
contro i delfinari di Lav. Per diventare
volontario o sostenere questa e altre
iniziative a favore degli animali: info [CHIOCCIOLA] lav.it
Curiosità: forse non sapete che...
Allegri, simpatici,
i delfini amano
giocare intorno
alle barche. Molto
socievoli, vivono
in gruppi dai
ruoli ben definiti.
- Quando una
madre partorisce,
alcune femmine,
le cosiddette “zie”,
l’aiutano durante
il travaglio,
che può durare
anche diverse ore
e mette a rischio
lei e il cucciolo.
- Appena il piccolo
nasce (con parto
podalico, per farlo
respirare solo
all’ultimo momento),
le “zie” e la mamma
lo accompagnano
verso la superficie
per il primo respiro.
- I delfini di poche
settimane
si riconoscono
dalla piccola pinna
dorsale flessibile.
Alla nascita è
infatti morbida,
proprio per
facilitare il parto.
- Nella catena
biologica i delfini
sono predatori. Non
macchine da preda
come gli squali
ma comunque
cacciatori evoluti.
] Avvistano sardine
e altri pesci anche
a grande distanza.
Tecnica che hanno
affinato in milioni di
anni di vita in mare.