Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
sabato 08 febbraio 2025
 
Il commiato
 

Ciao Gianni Mura, sei stato un maestro di giornalismo non solo sportivo

21/03/2020  Non c'entra il coronavirus, ma, come tutti di questi tempi, un maestro e un amico ci lascia senza il tempo di un saluto. Ci mancherà la sua cultura in cui lo sport è stato un pretesto per raccontare la vita.

Caro Gianni,

domani cercherò su Repubblica i tuoi Sette giorni di cattivi pensieri, il mio consueto risveglio della domenica con la preghiera laica dei giornali. Non li troverò e non sarà come si potrebbe pensare che la rubrica sia stata stoppata dal coronavirus con il campionato, il malefico non c’entra stavolta né con la rubrica né con te. È che da domani nessuno di noi leggerà più i tuoi cattivi pensieri, che cattivi non erano anzi: pagelle a volte molto severe, sì certo, ma sempre ironiche con garbo, date alla settimana sportiva e non solo. Voti a tutti, belli e brutti, pure qualche 2 a colleghi e giornali, compreso il tuo, ma senza la sicumera che altri hanno. Era il tuo punto di vista su miserie e nobiltà riguardo ad azioni che non erano quasi mai azioni di gioco.

Papere di alti e bassi papaveri non solo sportivi, ma anche papaveri (veri in senso proprio) e basta, come quelli del campo della guerra di Piero di De André. Perché in quelle due colonne spuntavano spesso fiorellini: libri (belli e magari oscuri) suggeriti con la tua scrittura limpida e rotonda, ma senza fronzoli, che diceva della tua padronanza della lingua, dell’ipotassi, e della tua cultura non solo sportiva, versi, poesie, canzoni. C’erano in quelle righe la tua passione per la buona cucina, quella vera, autentica, tradizionale, poco incline agli sghiribizzi degli chef di moda ora; il tuo amore per la canzone d’autore e per quella popolare, anche dialettale, perché anche di dialetti ti intendevi e, pure, di cori alpini. Ogni tanto ci passava un saluto a qualcuno che ci lasciava.

Lo sport era spesso solo un pretesto per raccontare la vita sottesa, storie di uomini e luoghi, di cui Giro e Tour erano la summa. Ti definivi suiveur, il decano della carovana che seguiva il Tour de France. Un giorno, in cui ti provocai sulla disillusione del ciclismo per com’era diventato, mi dicesti: «Ci vado come andrei da un vecchio zio non più tanto presente a sé stesso, perché gli voglio bene e perché gli sono debitore delle bellessime storie che mi ha raccontato». Sapevi che lo sport non era il centro del mondo, che la vita veniva prima, che c’era una gerarchia di valori nei quali chiedevi al tuo mondo un passo indietro. L’avevi fatto anche in questi giorni chiedendo allo sport di fermarsi per senso di responsabilità, perché la gente gli moriva intorno, per evitare che cominciasse a morirgli anche dentro.

Sei stato per tanti di noi un maestro di sport, di scrittura e anche di etica professionale: anche quando le idee erano diverse, c’era un fondo comune di umanità, verrebbe da dire foscoliano, che rendeva a suo modo spirituale la tua profonda laicità.

Se non ci trovassimo in questi giorni bui, tristissimi, in cui la gente se ne va senza un saluto, qualcuno, oggi, in un rito laico ti accompagnerebbe cantando O mia bela madunina o, chissà, magari preferiresti la più graffiante Porta Romana, omaggio a te, al tuo amore per Milano e per le canzoni di strada, come faceste al commiato di Enzo Bearzot con Stelutis alpinis. E invece non potrà accadere, non adesso. Ma spero che in un modo o nell’altro quando questo strazio sarà trascorso, recupereremo. Alcuni dei tuoi amici sono miei amici, sono sicura che si inventeranno qualcosa e che lo verrò a sapere.

Ciao Gianni, ti sia lieve la terra

(Era il commiato consueto del tuo maestro Gianni Brera a quelli che stimava, lo avevi fatto tuo).

Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo