La Cina, di fatto, ha un nuovo imperatore. Si tratta dell’attuale presidente Xi Jinping, in carica dal 2012. Secondo la Costituzione cinese, Xi Jinping dovrebbe farsi da parte nel 2023, al termine del suo secondo mandato come presidente. Ma domenica 25 febbraio l’agenzia ufficiale di Stato, la Xinhua, ha annunciato che il Comitato Centrale del Partito comunista cinese ha proposto di rimuovere il limite dei due mandati per il presidente. La proposta dovrà essere approvata dal Parlamento cinese, che si riunirà dal 5 marzo, ma ovviamente l’approvazione sarà una pura formalità.
L’annuncio da Pechino conferma l’enorme potere raggiunto da Xi Jinping, considerato ormai il leader cinese più importante dopo Mao Zedong. Nell’ultimo Congresso del Partito comunista cinese la sua ideologia è stata addirittura inserita nella Costituzione. A questo punto non si fa fino a quando si potrà estendere il mandato dell’attuale presidente.
Nato nel 1953, Xi Jinping è figlio di uno dei padri fondatori del partito (Xi Zhongxun), al quale si è iscritto nel 1974. Durante i primi 4 anni della sua presidenza Xi Jinping ha dato impulso alle riforme economiche e alla lotta contro la corruzione. Nello stesso tempo, Xi ha dato fiato al nazionalismo (con una politica aggressiva, soprattutto nel Mar Cinese meridionale) e si è distinto per la mano dura nei confronti del dissenso, con ripetute violazioni dei diritti umani.
Rispetto ai leader cinesi del passato, Xi Jinping esibisce anche un lato mondano. La moglie Peng Liyuan è una cantante di successo abituata a stare sotto i riflettori, per cui non mantiene il profilo basso delle recenti first ladies della Cina.
Al momento non si vedono successori o “delfini” all’orizzonte del leader onnipotente. Toccherà al nuovo "imperatore" traghettare la Cina verso i nuovi ambiziosi traguardi che si è prefissata. Per il 2021 (anno in cui sarà celebrato il centesimo anniversario della fondazione del Partito comunista) l’obiettivo è di creare “una società moderatamente prospera”. Ancora più ambizioso il traguardo fissato per il 2049, quando sarà celebrato il primo centenario della Rivoluzione maoista: costruire “un moderno paese socialista che sia prospero, forte, democratico, culturalmente avanzato, armonioso e bello”.