Il cinema e la religione hanno un legame antico, che affonda le sue radici nelle Sacre Scritture e nelle vite dei santi. Per limitarci all’Italia, non si possono dimenticare l’estremo rigore del Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini e, più lontano, Cielo sulla palude di Augusto Genina, la storia di Maria Goretti, narrata con stile neorealista. Il cast arrivava dai campi, erano tutti contadini, a esclusione della famiglia dei conti e del medico condotto.
Sarebbe bello ritrovare la stessa verosimiglianza anche nel 2018, ma Garth Davis (lo stesso dell’affettato e poco riuscito Lion - La strada verso casa) gira un film ambizioso, pieno di star da scrivere in testa ai cartelloni, per raccontare la cristianità attraverso una figura di donna. Il titolo prende il nome dalla sua protagonista, Maria Maddalena, un carattere controverso, che per molti secoli si è creduto essere quello di una prostituta. La sua immagine è stata riabilitata solo negli ultimi anni, dunque era opportuno rivelare la sua reale vicenda. Purtroppo Davis costruisce un ritratto superficiale del personaggio e non scava nel profondo delle sue tormentate contraddizioni.
Maria Maddalena (Rooney Mara) è senza peccato, talmente pura e candida che persino la Madonna rischia di sfigurare al suo confronto. I continui primi piani patinati la fanno brillare di una luce tutta esteriore, e Gesù sembra un santone barbuto con gli occhi perennemente trasognati. A prestargli il volto è un Joaquin Phoenix fuori parte, che incarna la parodia di sé stesso, l’ombra di un grande attore del nostro tempo. Dimenticate le sue interpretazioni in Lei e Vizio di forma: qui si aggira per Gerusalemme spaesato, in cerca di un regista che gli dica cosa fare.
Phoenix e Mara sono una coppia anche nella vita, e nel film il loro rapporto è ambiguo, fatto di sguardi prolungati e piccoli gesti affettuosi. Si ammicca a qualcosa che va oltre il semplice affetto e il rischio di alimentare la morbosità è forte.
Nel Duemila a Maria Maddalena era stata dedicata anche una versione televisiva diretta da Raffaele Mertes (per il ciclo Gli amici di Gesù - Maria Maddalena, con Maria Grazia Cucinotta), che le rendeva ancor meno giustizia di quanto accada con questa opera. Un’occasione perduta, dove anche il paesaggio dei sassi di Matera come terra d’Israele è ormai talmente consumato da risultare una nota convenzionale. Un passo falso per Garth Davis che, come tanti, confonde la spiritualità con lo spettacolo.