A meno di 35 anni, Luca Marinelli, che ha dedicato la coppa Volpi come migliore attore vinta alla Mostra del cinema di Venezia con Martin Eden «a coloro che sono in mare a salvare altri esseri umani che fuggono da situazioni disperate e che ci evitano di fare una figura pessima con il prossimo», finora non ha quasi sbagliato un colpo. Ecco cinque tra le sue migliori prove.
La solitudine dei numeri primi (2010)
Venezia porta bene all’attore romano. Il suo primo film importante, tratto dal bestseller di Paolo Giordano, viene presentato proprio al Lido e Marinelli si fa subito notare nei panni di Mattia, un giovane che custodisce un terribile segreto legato alla sua infanzia, che stringe un legame molto forte con Alice (Alba Rohrwacher), anche lei segnata da un’esistenza fatta di rapporti complicati con i coetanei e con la famiglia.
2. Tutti i santi giorni (2012)
E’ il film che segna l’incontro tra Paolo Virzì, giurato italiano quest’anno a Venezia, e Marinelli. In questa commedia dolceamara è un giovane esperto di storia cristiana innamorato della sua compagna con cui cerca di avere un figlio a tutti i costi. Per questa interpretazione, è candidato al David di Donatello, al Nastro d'argento e al Globo d'oro come miglior attore protagonista.
3. Non essere cattivo (2015)
E’ ancora la Mostra del cinema di Venezia il palcoscenico per la definitiva consacrazione di Marinelli, che nella magnifica opera-testamento di Claudio Caligari, nei panni di Cesare, un giovane che vive nella periferia romana e cerca nella droga la soluzione a tutte le difficoltà che la vita gli riserva, vince il Premio Pasinetti come miglior attore.
4. Lo chiamavano Jeeg Robot (2015)
Nello stesso anno, un altro grande ruolo da criminale romano: è “lo Zingaro”, spietato capo di una gang che incontra sulla sua strada un ladruncolo che dopo aver ingerito alcune sostanze radioattive si trasforma in un supereroe.
5. Fabrizio De André, principe libero (2017)
E’ il film che lo ha consacrato al grande pubblico, uscito prima nelle sale e poi trasformato in una miniserie televisiva. Marinelli supera alla grande la prova di impersonare uno dei nostri cantautori più amati, evitando l’immedesimazione, ma riuscendo comunque a dare spessore e credibilità allla sua interpretazione. Se la cava bene anche a cantare le canzoni di Faber. Peccato solo per l’accento romano che spesso fa capolino.