La premiazione di Christoph Chaland.
«Il Papa chiede che tutti i mezzi siano messi in atto per interrompere questa terza guerra mondiale a pezzi in corso perché ogni atto di guerra è un crimine contro Dio e contro l’uomo da condannare senza esitazione e per interrompere la quale è necessario il contributo di tutti». Ad affermarlo con forza il 26 gennaio scorso a Lourdes il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, ospite d’onore della 26a edizione delle Giornate internazionali di San Francesco di Sales, che ha riunito a Lourdes circa 250 giornalisti da tutto il mondo. Nella sua conferenza dal titolo “La diplomazia vaticana al servizio della pace” il prelato ha ribadito l’insegnamento fondamentale di papa Francesco: «I conflitti possono essere disattivati con l’arma più forte, quella del dialogo, ma anche con l’educazione alla pace, che educa i cuori e le menti all’esercizio della libertà». E quella di favorire il dialogo tra i popoli è proprio la missione della Chiesa e della sua diplomazia. Infatti, secondo Parolin, «Francesco sempre sottolinea che le religioni non sono il problema ma l’inizio della soluzione per costruire un mondo più giusto». Per questo oggi, «mentre è necessario non assuefarsi alle spaventose immagini che ci giungono dai luoghi di guerra, è sempre più indispensabile promuovere il cammino dell’uomo verso una dimensione di trascendenza umana e morale». Ed è proprio il Vangelo alla base di questo modo nuovo di guardare all’uomo: «Per spezzare il ciclo continuo di guerre e tregue che si susseguono su un fondamento errato, quello dei poteri umani, occorre la forza del Vangelo, che permette di capire il senso profondo del cammino umano, offrendo vere prospettive di vita, nel rispetto della dignità di ogni uomo e donna».
E se il Papa fa appello a tutti per la ricerca della pace, la diplomazia vaticana, ha spiegato il prelato, vi lavora attraverso cinque strade. «La riconciliazione, promuovendo una cultura della pace e adottando strategie di pace che vadano oltre l’immediata efficacia ma che la seminino nei cuori degli uomini. La verità, che ci permette di riconoscere che nessun popolo o essere umano è superiore all’altro e che oggi è messa in pericolo da un’informazione strumentale a servizio di altri poteri. La giustizia, cioè il rispetto dell’altro in quello che è propriamente suo, radice dell’incontro di pace, perché dà a tutti la possibilità di vivere. La solidarietà, cioè il non lasciare nessuno per strada, curando che la vita di ognuno, popolo o singolo, sia tutelata. E infine la libertà, che è l’aspirazione di ciascun essere umano a essere se stesso».
Continuando nel suo discorso Parolin ha ribadito che la diplomazia vaticana si oppone contro la tentazione di considerare il dialogo un’opzione debole. «La diplomazia è espressione della carità: non è esercizio di retorica, ma un’attività che parte dal principio di gratuità e che preparano una risposta non occasionale ma sistematica». Infatti, «la pace non è solo un punto fermo della Dottrina sociale della Chiesa, ma una vera road map dell’attività della Santa Sede, spesso fatta nel silenzio». Perché il bene non fa rumore e il rumore non fa bene, ha chiosato citando san Francesco di Sales, il patrono dei giornalisti.
Dopo aver ribadito che la libertà religiosa è la base della pace e aver invocato la riduzione delle spese militari, Parolin ha anche invitato a promuovere una pedagogia della pace, che richiede una vita di preghiera e uno stile di vita interiore orientato alla pace. «Parole e gesti di pace creano un’atmosfera di pace. Occorre educare le persone a vivere con spirito di tolleranza perché la pace non tollera compromessi meschini e accondiscendenti: è esigente e va sulle gambe di persone coraggiose».
Al termine della sua relazione, il Segretario di Stato ha consegnato il premio “Père Jacques Hamel” a Christoph Chaland, giornalista del settimanale francese “Le Pelerin”, autore dell’articolo “Per 752 giorni ostaggi dei mujaheddin”, riportando la testimonianza del missionario italiano Pier Luigi Maccalli, rapito nel 2018 in Niger, pubblicata su “Le Pèlerin” il 29 settembre scorso. Il premio è dedicato alla pace e allo sviluppo del dialogo interreligioso ed è stato creato nel 2017 in memoria di padre Jacques Hamel, assassinato il 26 luglio 2016 da un gruppo estremista islamico nella sua chiesa di Saint-Étienne-du-Rouvray.