Le vesciche ai piedi, dopo 75 chilometri a piedi senza essere camminatori abituali, ci sono ma ne valeva la pena. Lo si capisce dal sorriso nella voce mentre raccontano. Cinzia e Mimmo, sposati da 24 anni, tre figli tra gli 11 e i 23 anni, si sono regalati il pellegrinaggio del perdono di Assisi da soli come esperienza di coppia e di fede: “Volevamo che fosse una cosa solo nostra, di preghiera, di cammino ma anche di relazione. Siamo partiti in auto da Manfredonia, dove abitiamo, l’abbiamo lasciata ad Assisi e ci siamo un po’ inventati il percorso a nostra misura: tre giorni di cammino, 25 km al giorno, girando attorno ad Assisi, passando per Bosco e Perugia, siamo arrivati il 2 agosto a Santa Maria degli Angeli”. I luoghi sono un ricordo di gioventù, la famiglia francescana un legame spirituale presente da sempre nella loro vita: “Eravamo stati entrambi ad Assisi per la marcia quando eravamo ragazzi e a Perugia da fidanzati, ma non voleva essere”, racconta Mimmo, “un ritorno nostalgico, perché la vita è guardare avanti. Volevamo che fosse un’esperienza nostra adesso ed è stato davvero così: in cammino, sacco a pelo in spalla, si è casa l’uno per l’altra, si riscoprono i ruoli, il senso di protezione”.
“Ma capisci”, gli fa eco Cinzia, “che ognuno deve fare la sua parte, che l’altro può adeguare il passo al tuo, ma non può fare fatica al tuo posto, e salendo a Perugia lo si sente, perché la fatica c’è. Sull’auto del ritorno ci siamo resi conto, commentando l’esperienza, di non aver perso neppure per un attimo la pazienza tra noi. Abbiamo riso tanto in quei tre giorni, anche quando ci siamo presi la pioggia non prevista, senza rinfacciarci l’impermeabile rimasto a casa”.
“E quando io dopo aver cominciato il cammino con il pensiero alla conversione e alla pagina evangelica del cieco nato, dopo aver ripetuto tante volte nel pensiero la preghiera del cieco: ‘Fa che io veda di nuovo’, alla fine, sfilando finalmente le scarpe, mi sono permesso, stanchissimo, di scherzare: ‘Fa che io veda il letto di casa’. C’è grande emozione alla fine quando si arriva alla celebrazione e si bacia la terra condividendo la fede con tanti pellegrini anche giovanissimi, la vera gioia però non è nella meta ma nel camminare. In questo senso il pellegrinaggio è una metafora della vita di coppia. Insieme coordiniamo un’associazione che si chiama Ingannevole come l’amore, si occupa anche di preparazione delle coppie al matrimonio. Per come l’ho vissuta l’esperienza del pellegrinaggio di coppia è assolutamente da consigliare fa bene, rigenera nella fede e nella relazione”.