Ci ha messo la faccia anche Antonio Guterres, il nuovo Segretario Generale dell’ONU, nella Conferenza multilaterale di Ginevra dedicata alla riunificazione di Cipro. È il segno che si vuole fare sul serio per risolvere la controversia territoriale che, dal 1974, divide la Grecia e la Turchia.
“Spero che ci sarà una svolta”, ha detto Guterres sfoggiando ottimismo. “Stiamo affrontando così tante situazioni disastrose che abbiamo urgentemente bisogno di un simbolo di speranza. Credo fermamente che Cipro può essere il simbolo di speranza in questo inizio del 2017”, ha aggiunto il diplomatico portoghese che dal 1º gennaio ha preso il posto del coreano Ban ki-moon.
Alla Conferenza di Ginevra partecipano Nicos Anastasiades, presidente della Repubblica di Cipro, Mustafa Akinci, leader della comunità turco cipriota, ma anche rappresentanti di Grecia, Turchia, Regno Unito ed Unione Europea (Jean Claude Juncker e Federica Mogherini).
Guterres ha definito “estremamente costruttiva” la prima sessione della Conferenza, ma ha fatto capire che ci vorrà ancora del tempo prima di trovare un accordo perché, ha detto, “stiamo lavorando per una soluzione solida e sostenibile”.
Cipro, ex possedimento dell’Impero britannico, divenne indipendente nel 1960. Nel 1974 un golpe della maggioranza greca ispirato dalla giunta militare al potere ad Atene indusse la Turchia a inviare l’esercito per proteggere la minoranza turco-cipriota. Da allora l’isola è di fatto divisa. a sud la Repubblica cipriota e a nord la Repubblica Turca di Cipro Nord (autoproclamata indipendente nel 1983). Nel 2004 la Repubblica di Cipro è entrata a far parte dell’Unione Europea.
Non è la prima volta che le due parti si trovano attorno a un tavolo per trovare una soluzione all divisione dell’isola, ma i tentativi mesi in atto finora sono sempre falliti. I temi di cui discutere sono molto complessi: l’estensione territoriale delle sue parti di Cipro, la restituzione delle proprietà confiscate e saccheggiate, la presenza dei militari (la Turchia mantiene fra i 30 e i 40 mila soldati), la governance del futuro Stato, che potrebbe diventare una federazione. Qualsiasi accordo dovrà comunque essere sottoposto a referendum.
Foto in testata: Reuters