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Città inclusive contro la marginalità

16/04/2016  Milano e Roma raccolgono 20.000 dei 50.000, l’età anagrafica media è passata dai 37 ai 40 anni e la durata media di emarginazione è passata dai 18 ai 24 mesi. Una delle sfide fondamentali e il rafforzamento della coesione sociale insieme all’ integrazione delle multietnicità e diversità culturali. Se si mancassero questi due obbiettivi, aumenterebbero insicurezza e paura.

Il Festival del Volontariato di Lucca anche quest’anno sta proponendo un programma di incontri di alto livello, con tematiche di forte attualità. “Città inclusive contro la marginalità”, moderato da Paolo Lambruschi di Avvenire, ha avuto un notevole riscontro sia di pubblico che di addetti ai lavori. Laura Sabbatini, direttore del Dipartimento delle Statistiche Sociali e Ambientali dell’ Istat ha fornito il quadro della situazione italiana in continua evoluzione. Sono molto diverse le nostre città italiane tra loro, perché diverse le caratteristiche che le compongono. Il benessere urbano, come immaginabile, cambia da sud al nord e le difficoltà possono essere molto diverse tra loro. In aumento la marginalità soprattutto tra i minori di famiglie con problemi di occupazione. La crisi non ha agito allo stesso modo su tutti i territori, la crisi ha colpito in modo differenziato, peggiorando in diversi casi situazioni già drammatiche. Problemi sanitari, solitudine , alcolismo e tossicodipendenza, emergenza abitativa , sfruttamento lavorativo e anche sessuale in alcuni casi, sono tra le maggiori problematiche riscontrate. I grandi cambiamenti in atto, richiedono una rilettura di queste marginalità con una visione nuova e strumenti nuovi.

Una delle sfide fondamentali e il rafforzamento della coesione sociale insieme all’ integrazione delle multietnicità e diversità culturali. Se si mancassero questi due obbiettivi, aumenterebbero insicurezza e paura , facendo crescere la sfiducia negli altri e di conseguenza la conflittualità sociale. In Italia, secondo i dati in possesso della direttrice Sabbatini, abbiamo un livello di fiducia negli altri, solo del 30% mentre al nord Europa la fiducia e di oltre il 70%... Gli homeless sul nostro territorio, sono circa 50.000 , un dato da noi in aumento; gli uomini sono l’ 85% , 58% gli stranieri. Si sta verificando, secondo i dati rilevati, una convergenza sia dell' età degli stranieri con quella degli italiani sia del tempo trascorso nell’emarginazione. La crisi ha umettato il numero di queste persone e la cronicizza.

Milano e Roma raccolgono 20.000 dei 50.000 , l’età anagrafica media è passata dai 37 ai 40 anni e la durata media di emarginazione è passata dai 18 ai 24 mesi. Anche nella comunicazione sono aumentate le difficoltà: il 14 % non riesce a comunicare a causa dell’ alcool, di malattie mentali o perché stranieri. La separazione coniugale diventa sempre di più una causa determinante nel passaggio all’emarginazione, questa è stata riscontrata nel 63% dei casi, mentre le cattive condizioni di salute riguardano il 25% della totalità. Ci sono 4 target fondamentali, della massima importanza che devono essere tenuti in grande considerazione in futuro; donne senza dimora (esposte a ogni tipo di violenza), persone senza dimora giovani (rischio cronico di emarginazione) , anziani (spesso impossibilitati a dormire in strutture di accoglienza), persone senza dimora con problemi di salute e dipendenza.

«Le persone sotto la soglia di povertà,- aggiunge Matteo Bracciali delle ACLI -, sono 6.000.000 milioni in Italia e un altro 10% della popolazione rischia di scivolare in questo settore sociale in tempi brevi. La crisi interessa fortemente anche quelle famiglie che hanno un lavoro». C’è poi da fare chiarezza anche in alcuni settori di assistenza sociale troppo spesso entrati in modo errato nell’occhio dell’opinione pubblica, a causa di comportamenti scorretti di poche decine di persone. Pietro Barbieri, Portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore, ha affermato: «C’è una idea errata, data da alcuni servizi televisivi, che ci siano grossi sprechi nel mondo dell’invalidità. I falsi invalidi sono essenzialmente sui luoghi di lavoro. I falsi invalidi scoperti dagli scoop televisivi sono lo 0,02% . Mentre negli anni 90 in Sicilia venivano assunti 5000 postini invalidi…».

Un cambio di mentalità necessita anche nel mondo della disabilità mentale dove il cammino sembra ancora molto lungo, come ha affermato Patrizia Frilli, Presidente del Coordinamento Dipoi: «Siamo impegnati nel mondo delle disabilità da molti anni ma ancora oggi riscontriamo ancora troppe barriere materiali, urbanistiche ma soprattutto culturali. La disabilità mentale ha le difficoltà culturali più forti nell’essere accettata e compresa perché non è evidente all’occhio. Molta strada c’è ancora da fare in questo ambito perché c’è un diritto della persona non solo all’esistenza ma anche ad un progetto di vita dignitoso per una attiva partecipazione anche nel mondo del lavoro, che dia dignità alla persona e gli impedisca di finire in sacche di esclusione sociale». Ma non ci sono solo miglioramenti da compiere, in alcuni casi si può essere felici anche di dati e progetti che hanno avuto una grande efficacia. Come ha affermato Paola Tranu, della Fondazione Volontariato e Partecipazione, il fronte dei volontari in Italia è sempre forte e costante nel suo impegno, può contare 7.000.000 di persone impegnate in vari ambiti di intervento, con una età media di 45 anni e una buona preparazione specialistica inerente al settore operativo.

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