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martedì 05 novembre 2024
 
 

Città: si vive male e si muore di più

06/07/2010  Rapporto dell'Università Cattolica: Italia vecchia, poco verde e aria inquinata. Sale l'età del parto. A Genova il record di aborti, a Bari il numero più basso. Troppo traffico.

L’Italia è un Paese vecchio: ogni sette abitanti uno ha più di 65 anni. E nelle grandi città si vive peggio e si muore di più. Il Rapporto dell’Osservatorio nazionale per la salute nelle Regioni italiani della Università Cattolica del Sacro Cuore, presentato a Roma al Policlinico Gemelli, mette in fila i numeri di una fatica che fa male al Paese. La provincia “più giovane” è Napoli per uomini e donne, mentre la “più vecchia” è Trieste per le donne e Genova per gli uomini. Il tasso di invecchiamento, cioè l’incremento maggiore degli anziani, registra un picco a Cagliari per gli uomini e a Messina per le donne.

 Si nasce di più a Napoli e a Palermo, mentre il tasso di fecondità femminile è più basso a Cagliari e a Trieste. Sale anche l’età media delle donne che partoriscono. A Trieste, Genova e Roma si partorisce a 32 anni. A Napoli e Catania a 29. Ma l’incremento maggiore si registra a Milano dove l’età media al parto delle donne è passata in quattro anni da 30 a 32 anni. Anche l’aborto incide in modo diverso a livello territoriale. A Genova l’aumento è stato dell’ 11 per cento, a Cagliari il trend invece è in diminuzione di una esattamente pari a quella di Cagliari. Il decremento maggiore si è registrato tuttavia nella provincia di Bari con meno 17 per cento. Si muore di meno a Firenze, che è la provincia più longeva, e si vive di meno a Napoli dove l’aspettativa di vita è di molti punti più bassa delle media nazionale. Per la mortalità infantile il primato negativo va alla provincia di Messina, ma tutto il Sud ha numeri sopra la media, mentre Genova e Cagliari presentano valori tra i più bassi d’Italia. La prima causa di morte sia per uomini che donne sono le malattie del sistema cardiocircolatorio. Si muore meno per tumori al Sud e di più al centro nord.

 Il Rapporto mette in evidenza anche i problemi ambientali connessi alla salute. Gli impianti di depurazione delle acque hanno registrato un incremento in tutte le città. Ma se a Torino e a Cagliari il 100 per cento delle acque è depurato a Catania e a Palermo ciò accade solo per il 35 per cento. Anche la raccolta dei rifiuti vede Torino in testa per smaltimento e riciclaggio, mentre Trieste e Reggio Calabria sono in fondo alla fila. C’è poi il traffico, indicato come elemento critico per la salute, che continua ad aumentare. In alcune città del Sud la concentrazione di polveri sottili assai pericolose è notevolmente aumentato. Roma è l’area metropolitana con il più basso numero di centraline per la verifica della qualità dell’aria d’Italia. Invece diminuisce a livello nazionale il verde pubblico a disposizione dei cittadini nelle città. Il professor Gualtiero Ricciardi, che ha coordinato il Rapporto, raccomanda alle istituzioni e soprattutto al servizio sanitario delle Regioni di tenere conto del fatto che il quadro che emerge è “abbastanza problematico” soprattutto  per le fasce di popolazione più svantaggiate per reddito e più colpite dalla crisi.

 
 
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